Una residenza sul mare per elaborare progetti profondi, critici, fragili e necessari. Una piccola grande residenza per traghettare l’arte al di fuori delle metropoli e renderla accessibile ai cittadini direttamente nelle realtà in cui vivono, valorizzandone così le specificità. Una residenza che mira a convertire una permanenza temporanea in un processo individuale di condivisone collettiva, distante dai contesti caotici della contemporaneità. Tutto questo è Marea Art Project, l’iniziativa promossa dalla storica dell’arte Imma Tralli e dal cultural manager Roberto Pontecorvo, in collaborazione con Stefano Collicelli Cagol, come nuovo progetto di residenze artistiche italiane e internazionali della Costiera Amalfitana.
Inaugurata a Praiano lo scorso 15 novembre e conclusa il 15 dicembre, la prima edizione di Marea Art Project si è svolta nella splendida cornice di Casa L’Orto – la dimora appartenuta a Sol LeWitt e a sua moglie Carol – e ha visto la partecipazione della scrittrice e artista visiva Giulia Crispiani e del curatore e ricercatore indipendente Michele Bertolino.
Nell’arco di un mese di residenza i due giovani, hanno avuto modo di approfondire le rispettive ricerche attingendo dalla ricchezza culturale e naturale del territorio, confrontandosi con le maestranze locali legate all’arte, alla musica e alla ceramica. Non a caso Marea, non si definisce come uno spazio “dentro” separato dal contesto esterno, è stata piuttosto concepita con l’obiettivo di stabilire le condizioni per un nuovo dentro/fuori ed avviare uno spazio “terzo” dove l’artista può innescare con altri soggetti un percorso personale di ricerca e di scambio, i cui confini diventano permeabili e partecipati.
Come dichiarato dagli stessi organizzatori «Marea muove dalla volontà di far emergere una nuova prospettiva sulla Costiera Amalfitana, partendo dalle storie legate alle personalità che nel corso del Novecento l’hanno eletta come luogo dove vivere e lavorare – da Gilbert Clavel della Torre di Fornillo a personalità talvolta fuori dagli schemi come l’artista australiana Vali Myer – per proiettarla nel contesto artistico contemporaneo».
La condivisione di processi, strumenti e conoscenze alla base della residenza costituisce il movente su cui pianificare gli interventi futuri di coinvolgimento locale e ultra-territoriale stimolando il contatto tra l’uomo e il territorio. Un sito ideale dunque per la creazione di una sorta di “comunità di indagine” che possa proporre un tema di discussione comune, sperimentare forme di vita che non rispondano né alla logica produttivistica né a quella della vacanza, né all’efficientismo né all’inerzia, ma che siano invece basate sulla circolazione di saperi, risorse, attitudini e abilità.
L’obiettivo dei curatori di Marea è dunque innescare un maggiore interesse nei confronti della produzione artistica odierna dimostrando come possa essere un mezzo efficace per valorizzare le identità territoriali, svelandole da un punto di vista nuovo e moderno, senza alcuna preclusione di forma, tecnica o stile.
Il nome del progetto descrive l’essenza stessa di Marea: un moto ondoso, aperto e circolare, un campo di forze, un luogo per riflettere sul Mediterraneo come spazio di incontro e di scontro. Marea è aprire la finestra e proiettarsi in un mare che è “l’emulsione liquida” del proprio “oceano interiore”. Una genesi non casuale, in una zona emblematica dove il complesso rapporto di interazione tra uomo e ambiente si presta a essere tanto una pratica introspettiva quanto un laboratorio per sperimentazioni locali estendibili su un piano globale.
Con questa residenza la Campania si conferma territorio stabile di esplorazione e sperimentazione artistica, luogo in cui gli archetipi sono materia viva e pulsante tutta da (ri)scoprire e raccontare.
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