Tefaf, astratta, concettuale, figurativa.

di - 14 Marzo 2015
Scomparse le sale da pranzo Biedemaier, le boiserie del Settecento francese, i cigni di marmo su stagni di specchio, che avrebbero fatto la gioia di Ludwig di Baviera. Rispetto alla scorsa edizione, quest’anno il Tefaf di Maastricht (aperto fino al 22 marzo (www.tefaf.com), conosciuta come la più importante fiera di antiquariato del mondo, si è rifatta il look e, data anche una certa staticità del mercato dell’arte antica, procede a grandi passi verso il contemporaneo: un settore che oggi monopolizza il 48 per cento del mercato dell’arte, talmente florido da totalizzare nel 2014 il record assoluto di 51 miliardi di dollari.
Una tendenza che non ha lasciato indifferente la fiera di Maastricht, pronta a proporre una nuova sezione, curata da Sidney Picasso, moglie di Claude, figlio di Pablo. Si chiama Night Fishing, è dedicata alla scultura contemporanea e coinvolge dieci gallerie di livello mondiale, in un unico grande spazio dove le sculture monumentali di Tony Cragg e Richard Deacon dialogano con le opere minimaliste e spirituali di Wolfgang Laib: barchette dorate che galleggiano su morbide onde di riso, vicino a Pozo, la surreale fontana di Cristina Iglesias, un gorgo di alghe verdi che sparisce nell’oscurità.
Un’indicazione precisa che indica la new wave del Tefaf, annunciata anche dalle due Superfici bianche (1968 e 1970) di Enrico Castellani presentate nello stand di Moretti, accanto ad una Vergine con bambino di scuola umbra del Duecento, proveniente dalla collezione di Riccardo Gualino, ed una Madonna con bambino e cardellino attribuita alla bottega di Botticelli, conservata in origine nella collezione Contini-Bonacossi. «I Castellani vengono dalla mia collezione personale, e ho pensato di presentarli al Tefaf perché la qualità non ha confini temporali», spiega Fabrizio Moretti, presidente della Moretti Fine Arts con sedi a Firenze, Londra e New York.
A poca distanza, nello stand di Dickinson, tutti gli sguardi sono puntati su Les Moulins, un modesto acquarello di Van Gogh (in vendita a 10 milioni di euro) mentre la vera star è Lailla (1908), un ritratto femminile di donna velata dipinto da Kees Van Dongen in stile orientalista, davvero straordinario nei suoi tratti misteriosi e ambigui. Nella sezione dell’arte moderna i capolavori non mancano: di qualità museale il Magritte esposto da Nagy Renee Cordier (1936), così come il Paysage Cubiste (1914) del cubista francese Albert Gleizes (Hopkins e Gradiva) contemporaneo di Pablo Picasso, autentica star della fiera: disegni, pastelli, tele ma nessun capolavoro indimenticabile per testimoniare il suo talento. Da perdere il fiato la selezione di nudi di espressionisti tedeschi presentati da Henze and Ketterer, introdotti da un Nudo Femminile di George Grosz.
L’arte italiana? Un incredibile Alighiero Boetti da Tornabuoni, 1984 con le copertine di riviste e settimanali che punteggiavano i dodici mesi di quell’anno  tutte disegnate a mano, che «vengono dalla casa di Caterina Boetti, l’ultima moglie di Alighiero», spiega il gallerista. Spettacolare anche Merkaba (2004) di Anselm Kiefer (Beck & Eggeling), alto 5 metri e largo 3 e quindi destinato solo a musei o a collezioni di alto livello. E l’arte antica? Domina la pittura fiamminga, con superbe nature morte della scuola di Haarlem, tra le quali spicca per qualità e dimensioni Still life (1644) di Wilhelm Kalf, esposta da Jonny Van Haeften. Ma quest’anno sembra che i gusti dei collezionisti siano diretti più verso gli oggetti, lo dimostra il successo di Alessandra di Castro, che propone uno stand simile ad una Wunderkammer, con bronzetti, marmi antichi e magnifiche terracotte del Sei e Settecento su un fondo blu scuro, molto ricercate al Tefaf.
Perfino la fotografia contemporanea ha fatto la sua comparsa in questo sanca sanctorum dell’antiquariato, grazie alla Galleria K: qui domina Atelier di Thomas Demand, ispirata all’atelier di Matisse, in vendita a 160mila euro. Saranno gli artisti contemporanei i futuri protagonisti del Tefaf?

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