Dal 3 ottobre 2020, il museo MAGA di Gallarate ospita i progetti ideati dal centro culturale itinerante The Recovery Plan in collaborazione con Simone Frangi. Fondato da BHMF – Black History Month Florence, “The Recovery Plan” è una piattaforma dalla vocazione ibrida, conl’obiettivo di promuovere attività e produzioni culturali afro-discendenti. “The Recovery Plan” arriva così al MAGA con cinque progetti espostivi nati da una serie di dialoghi avvenuti frontalmente tra cinque artisti e artiste e cinque ricercatori e ricercatrici afro-discendenti.
Il desiderio di The Recovery Plan è quello di smantellare i giudizi e i pregiudizi che, troppo frequentemente, minano la complessità della diaspora africana, semplificandola e mistificandola. Gli artisti e le artiste afro-discendenti presenti sono Raziel Perin, Binta Diaw, Victor Fotso Nyie, Françis Offman, Emmanuel Yoro Gallagher e tra i ricercatori e le ricercatrici, invece, Simao Amista, Jordan Anderson, Angelica Pesarini, Jessica Sartiani e Patrick Joel Tatcheda Yonkey.
I ricercatori e le ricercatrici hanno avuto il compito di sviluppare con gli artisti il contenuto concettuale di ogni mostra. Tali collaborazioni sono state coadiuvate dall’artista ricercatrice Alessandra Ferrini.
Le opere esposte sono il frutto di una residenza, “Young Gifted and Black Italian”, dedicata a giovani artisti afro-discendenti italiani e nata dalla collaborazione tra BHMF e l’Ontario College of Art and Design e The Student Hotel. “The Recovery Plan” è il simbolo di una pratica artistica e curatoriale realmente inclusiva e anti-tokenistica. Non si tratta di una “mostra su” ma di un vero e proprio dialogo lontano da qualsiasi forma di reificazione.
“The Recovery Plan @ MAGA” si apre con “A Tale of Tamarindo”, una mostra in cui dialogano le opere del giovane artista Raziel Perin con le parole del ricercatore Simao Amista.
La pratica di Raziel Perin è multidisciplinare, sfocia nella scultura, nel disegno e nell’installazione ed è legata alla sua terra natia, Santo Domingo, da cui trae simboli e credenze popolari. Come scrive Amista, «Il lavoro di ricerca per “A Tale of Tamarindo” origina nello studio della storia di Santo Domingo e dalla presa di coscienza di alcune contraddizioni radicate nella sua società (così come in Italia) come il rifiuto dell’eredità nera e la demonizzazione delle pratiche legate a culti popolari nati nelle piantagioni».
In Mami (2020), scultura realizzata in manioca, ametista e ferro battuto sabbiato, Perin indaga la divinità femminile Mami Wata, che ha seguito la sua gente nella «Rotta infame della schiavitù». Grazie a lei, le donne e gli uomini sono rimasti aggrappati alla vita. Non è un caso che, nelle culture afrodiasporiche, le divinità femminili incarnino la saggezza, la vita, l’abbondanza, il coraggio, la sensualità e la leggerezza.
Fondato nel 2016, a Firenze, dall’artista Justin Randolp Thompson e da Andre Hayard, Black History Month Florence è un network inter-istituzionale nato per promuovere la produzione culturale afro-discedente. BHMF si rivolge al mondo e, soprattutto, all’Italia, impegnandosi nella curatela e nell’organizzazione di progetti di ricerca, espostivi, musicali e creativi. L’organizzazione si occupa di circa cinquanta eventi all’anno, avvalendosi dell’appoggio del Comune di Firenze, di fondazioni, musei, associazioni e scuole.
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