Poteva forse l’arte contemporanea ignorare un evento di portata mediatica come TRAFFIC? Certo che no. E così l’unico grande free festival musicale italiano rimasto (Arezzo Wave ha ceduto al biglietto per cause di forza maggiore) rivela un’inedita liaison. Con alcune delle più prestigiose gallerie torinesi a contendersi l’opening, proprio durante i giorni caldi del festivalone. E invitandole a proporre un parterre di artisti in perfetto stile newyorkese, sancisce definitivamente il gemellaggio di quest’anno con la Big Apple, incarnata dalla band degli Strokes sul main stage al Parco della Pellerina il 15 luglio. Sei giorni gratuiti di appuntamenti vari, tra i concerti di Franz Ferdinand, Manu Chao, The Strokes, Richard Hawley & Baustelle. Le derive nottambule coi Dj set a tema festivaliero ai Murazzi (locali The Beach e Giancarlo). Le proiezioni cinematografiche unite sotto il comune denominatore di New York Stories a cura del regista Guido Chiesa (quello di Lavorare con lentezza) al cinema Massimo. I reading letterari musicati di scrittori internazionali di grido come Joe R. Lansdale (La sottile linea scura), Joseph O’ Connor e Patrick McGrath (Spider) ai Giardini Reali, nel cuore della città.
E poi, poco distante, ecco la sezione Traffic Art prendere il via, a cominciare da Franco Noero con l’installazione a sorpresa Vieni a fumare da noi di Eric Wesley (Los Angeles, 1973). Noto autore di azioni performative di dichiarata critica sociale, si cimenta per l’occasione con l’immagine simbolo di una tragedia collettiva per scatenare riflessioni incrociate. Motor (laureato in informatica con specializzazione in intelligenza artificiale, musicista chill out nei MotorAngel) è invece l’artista di scena alla Galleria Maze, che riveste di suoni tipici del traffico di Manhattan. Quasi a volerne riprodurre un sotterraneo flusso di coscienza, mescolando la musica di Velvet Underground, New York Dolls, Ramones e Public Enemy.
La galleria In Arco, in controtendenza, si affolla di artisti e ne presenta ben dieci, tutti nell’ambito neofigurativo e di una notorietà da far paura. Dalle fotografie compostamente rigorose di Timothy Greenfield-Sanders (Miami Beach, Florida, 1952; vive a Manhattan) -ritrattista ufficiale della New York “da bere”- (suoi il portfolio di Lou Reed e il portrait di Donald Trump). Alla galleria di volti dipinti da Alex Katz (Brooklyn, 1927), nel suo consueto stile. Passando per David Salle, Tony Oursler, Richard Kern, David Bowes, Donald Baechler, Ross Bleckner, James Brown e Leeta Harding. Nostalgico il clima da Guido Costa Project, con la proiezione del video dell’ultimo reading di Allen Ginsberg, tenuto in Italia pochi mesi prima di morire. Rimontato, manipolato e rivitalizzato con perizia da cut up dalle mani febbrili del fotografo Fabio Paleari (Milano, 1963). Che, nel decennale della morte dello scrittore simbolo della Beat Generation, ne rende p
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claudia giraud
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