Natália Trejbalová, Never Ground, Full HD video, color, sound, 17 min., 2025. Courtesy of the artist. Produced thanks to the support of the Italian Council (2024)
Addentrarsi negli interstizi della città, per interrogare ciò che sfugge alla superficie. La 15ma edizione di Video Sound Art Festival torna a Milano dal 28 al 30 novembre 2025 e, come in un rito iniziatico, scende sottoterra, letteralmente: con la direzione artistica di Laura Lamonea, i Magazzini Raccordati, nei tunnel della Stazione Centrale, diventano la geografia liminale di un festival nel corso degli anni ha voluto costruire un dialogo tra ricerca artistica, scienza e immaginari urbani.
Fin dalla sua nascita, nel 2011, Video Sound Art ha eletto gli spazi non convenzionali a propri alleati. Ex alberghi diurni, licei, piscine storiche, archivi ospedalieri e luoghi abbandonati sono diventati dispositivi narrativi, capaci di trasformare l’esperienza espositiva in un attraversamento. Anche quest’anno la scelta della sede diventa dichiarazione curatoriale: il sottosuolo come luogo fisico e simbolico, come archivio di voci sommerse, soglia di metamorfosi.
Il titolo del festival prende forma dalla nuova opera di Natália Trejbalová, Never Ground, prodotta da Video Sound Art con il sostegno dell’Italian Council della DGCC – Direzione Generale Creatività Contemporanea del MIC – Ministero della Cultura e destinata alla collezione del Museion di Bolzano. Trejbalová indaga le condizioni estreme in cui la vita si manifesta, esplorando ecosistemi sotterranei e infiltrandosi tra batteri resilienti e ipotesi di biologie extraterrestri. L’opera si propone come un dispositivo speculativo che trova un’estensione nella pubblicazione realizzata con la ricercatrice Stella Succi, un mosaico di frammenti letterari, filosofici e scientifici distribuito da Mousse Publishing.
In dialogo con Trejbalová, il festival presenta nuove opere di Adele Dipasquale, Andrea Mauti e Nicoletta Grillo. L’eredità delle pratiche medianiche del Novecento, considerate da molte donne come vie alternative di espressione in un mondo che tendeva a silenziarle, è il tema approfondito da Dipasquale. Mauti, con Esausta. (Voice Voice), realizza un intervento site specific fatto di ceneri, carbone, argilla e oli essenziali, una sorta di altare laico dedicato alla persistenza dei defunti nelle forme del linguaggio. Grillo lavora invece a un’installazione che si intreccia con le gradinate del public program, costruendo un’inedita topografia affettiva della Calabria tirrenica attraverso un assemblaggio di immagini che oscillano tra deriva e sedimentazione.
La riflessione sul sottosuolo prosegue con Dialoghi dal sottosuolo, l’open call lanciata dal festival e curata da Francesca Colasante in collaborazione con Pollinaria e TAB | Take Away Bibliographies. Il progetto vincitore, TUNING FOR RELATIONSHIPS. Pratiche di speleologia somatica di Sofia Salvatori, indaga le possibilità percettive del corpo in relazione agli ambienti ipogei, mettendo in gioco tecniche di ascolto e decentramento della verticalità. Salvatori presenterà gli esiti della sua ricerca durante la serata inaugurale, insieme a una nuova fanzine di TAB che raccoglie immagini, appunti e riferimenti teorici del processo collettivo. Nei giorni successivi guiderà un workshop che invita i partecipanti a “scendere” con il corpo, trasformando lo spazio in un’esperienza eco-somatica.
Il public program, curato da Stella Succi, proseguirà intrecciando filosofia, ecologia, arti visive e scienze della Terra. La giornata di sabato, 29 novembre, riunisce il filosofo Paolo Pecere, la curatrice Barbara Casavecchia e l’artista Luca Trevisani in una conversazione che dai segni preistorici conduce fino agli immaginari contemporanei del sottosuolo. Un secondo incontro vedrà dialogare lo speleologo Francesco Sauro, la microbiologa Martina Cappelletti e la stessa Trejbalová, a partire dal progetto Never Ground, suggerendo il sottosuolo come crocevia tra terrestre ed extraterrestre, tra tempo profondo e futuri possibili. La serata si chiuderà con un reading performativo che convoca le voci di Annamaria Ajmone, Altalena, Sandra Cane, Ivan Carozzi, Attila Faravelli, Frankenstein, Medusa e Murmur, in un intreccio sonoro che richiama le molteplici dimensioni della profondità.
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