Il ‘made in Italy’ è un marchio di qualità in tutto il mondo. Eppure, nonostante siamo un popolo di creativi del design e della moda, e le nostre città siano ricche di gioielli architettonici (a Roma valga l’esempio della Casina delle Civette a Villa Torlonia), solo oggi possiamo vantare un nuovo interesse per le arti applicate supportato e promosso dal mondo della cultura e delle istituzioni.
Protagonista in questo senso è il Chiostro del Bramante, che –proponendo un vero e proprio programma di approfondimento delle arti decorative europee- apre al pubblico una eccezionale selezione di opere di Art Déco italiana, argomento già affrontato da Rossana Bossaglia con imprescindibili pubblicazioni. Il nome nasce all’Esposizione di Arti Decorative di Parigi del ‘25 e abbraccia un arco cronologico che va fino alla fine degli anni Trenta, intrecciandosi con lo stile lineare e monumentale del regime mussoliniano.
Accade così -complice l’influenza dei paesi nordici (prima fra tutte l’Inghilterra con Arts&Crafts, poi le innovative teorie sull’ambiente domestico in Svezia) e la fortuna del nostrano Liberty– che i maggiori artisti italiani del periodo si cimentino nell’applicare il concetto di bello (sia esso ispirato alle forme libere della natura o alla geometria) ad oggetti funzionali di uso quotidiano, recuperando il valore dell’artigianalità; dai mobili ai gioielli, dai vasi ai tappeti, dagli affreschi alle affiches pubblicitarie, l’arte torna a compore un armonioso dialogo con le forme più ‘auliche’, come dipinti, architetture sculture.
Non potendo citarle tutte -sebbene meritino- ricordiamo alcune tra le firme delle oltre 400 opere in mostra (molte da collezioni private): Severini, Sironi, Depero, Casorati, Andreotti, Balla, Chini, Cambellotti, Giò Ponti. Visitando la mostra -molto ben allestita- si seguono con naturalezza gli sviluppi formali dell’arte applicata e dell’arredamento fra le due guerre. Emergono collaborazioni poco note tra artisti e maestranze locali (per esempio quella di Carlo Scarpa e dei maestri vetrai di Murano), divertissement d’autore (le scatole d’amore di Martinetti, quasi un’anticipazione concettuale di Piero Manzoni) e
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