Con la mostra attualmente in corso la galleria Il Ponte rende omaggio ad uno dei più grandi fotografi del secolo scorso. Eclettico e sperimentatore, Erwin Blumenfeld (Berlino 1897 – Roma 1969) è considerato uno dei maestri della fotografia surrealista. Probabilmente indotto dal contatto con il mondo della moda, il soggetto di Perle e veli – e della produzione dell’artista in generale – è il corpo. I trenta lavori esposti testimoniano una decisa inclinazione al superamento del dato reale attraverso la sublimazione della perfezione della bellezza. Le fotografie di Blumenfeld mostrano volti raggelati di modelle fasciate in tessuti minimali ed eleganti che non lasciano spazio alla naturalezza. I lavori sono statici ed artificiali. La condizione di irrealtà in cui si collocano è amplificata dall’ambientazione fredda del set e dalla luce artificiale che illumina completamente il soggetto.
Del corpo viene indagata la femminilità fatta di perfezione e pose plastiche tra lo statuario e il malizioso. Le donne fotografate non sono persone comuni in cui la spettatrice può riconoscere una certa familiarità: si tratta piuttosto di un modello di bellezza che sfiora la perfezione, ed in quanto tale colloca i soggetti in una sfera ai limiti del vero. Come fossero icone contemporanee. Il taglio del lavoro di Blumenfeld, surreale e sperimentale, amplifica la sensualità dei corpi conferendogli una inquietante sicurezza. Le modelle sono esseri vincenti e dominanti che sfidano lo spettatore con la seduzione, sono maliarde e aggressive.
La sensualità dei corpi è amplificata da certi schermi – vetri satinati, specchi, griglie – dietro i quali si nascondono spesso. La femminilità di conseguenza si opacizza e si riflette, gioca con le superfici e ne fa strumento seducente, al pari di calze e tacchi altissimi. Lo sguardo delle modelle è pungente. I soggetti sono autoritari e distanti, completamente avulsi dalla dimensione quotidiana. Che sia un corpo nudo o vestito, che sia il particolare di un occhio, una parrucca o un volto, essi rimangono confinati nello spazio della finzione e dell’artificio, la bellezza legata al mondo della moda viene allora indagata anche nelle sue più torbide sfaccettature ed associata ad una condizione di potere. I lavori di Blumenfeld lasciano per questo affascinati e perplessi. Trasmettono un senso di raggelata fissità che ferma lo scorrere del tempo e si contrappone alla velocità della moda. Tutto è paradossalmente immobile, bloccato in un attimo che non ha ne’ un prima ne’ un dopo. Come se le immagini si fossero formate da sole senza derivare da una condizione reale ed empirica. Come se non fossero soggette alla condizione del mutamento in ragione dell’obbedienza ad un principio opposto a quello del panta rei.
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