…Ecco come Luigi Ontani descrive e presenta la sua installazione all’interno dell’affascinante ovale dell’Acquario Romano. “Ibridolo” si è detto, e quale struttura più ibrida a Roma se non quella dell’Acquario, costruzione ottocentesca (l’architetto fu Ettore Bernich) di sapore neoclassico, collocata all’interno della Roma sabauda che stava diventando capitale. L’Acquario doveva avere lo scopo didattico di mostrare le specie ittiche, ben presto tuttavia il suo ruolo cambiò in mondano centro di ritrovo per i quartieri nuovi della Roma di fine Ottocento. Oggi la bella struttura è a metà strada tra Piazza Vittorio e la Stazione Termini (solo da pochi mesi risanata in maniera quasi miracolosa).
La collocazione dunque, per un motivo o per un altro e nel bene e nel male, resta suggestiva.
All’interno dell’ellisse che forma la sala centrale è posizionato, come un centrotavola, l’elefantino GaneshaMusa con muso antropomorfo, piedi umani, decorazioni pesanti e pesantissime di cammei, ori, immagini mitiche. Il lucernario che funge da soffitto dell’Acquario posiziona l’elefantino indiano – grazie agli smalti ed alle madreperla di cui è ricoperto – all’interno di un’atmosfera fuori dal tempo e dallo spazio in cui si trova.
Il percorso espositivo è composto anche dalle immagini di “…en route vers l’INDE” ispirate al suo viaggio reale/immaginario in India. Le opere sono poste nelle nicchie che una volta, lungo il perimetro dell’ellisse, ospitavano gli acquari; l’allestimento dunque obbliga a una danza circolare attorno l’elefantino. Interessante inoltre il rapporto dialettico che si crea in ogni teca dove le opere di Ontani vanno a parlare con gli affreschi sovrastanti creati un secolo fa da Silvestro Silvestri .
Nei video in mostra sono sviscerati ancora una volta i temi dell’interazione tra l’Acquario, le sue opere, le opere di Ontani e le diverse etnie che nel quartiere che ospita l’Acquario si sono costruite una nuova vita.
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>Il restauro dell’Acquario Romano
massimiliano tonelli
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E’ partito per il Ps1 di New York l’elefante di ceramica di Luigi Ontani esposto di recente all’Acquario romano di piazza Manfredo Fanti: sarà proprio quest’opera, GaneshamUsa, a dare il titolo alla megarassegna che il prestigioso centro di arte contemporanea, affiliato del Museum of Modern art, dedica all’artista romano d’adozione, votato migliore dell’anno 2000.
Nella ex scuola pubblica di Long Island, trasformata in galleria d’arte già all’inizio degli anni Settanta, Carolyn ChristovBakargiev, che ne è senior curator, ha raccolto da collezioni private e da musei pubblici abbastanza opere da ripercorrere per intero la storia di un artista che ha attraversato decenni fondamentali del linguaggio contemporaneo, riuscendo ad essere precursore di tanta arte videofotoinformatica e dintorni di questi tempi. La rassegna contempla i primi lavori, i famosi tableaux vivants ma anche una scelta di fotografie tratta dalla serie Quadreria indiana e En route vers l’Inde (19762000). «Luigi è il "missing link" tra l’arte povera e il ritorno alla pittura degli anni Ottanta, in lui si riassumono e anticipano tante esperienze, avendo lui sempre lavorato sulla costruzione e ricostruzione fantastica della propria identità . Per questo lo portiamo al grande pubblico americano», spiega CristovBakargiev. L’ElefanteGaneshamusa di Ontani verrà ospitato in una sala detta "Duplex" su due piani, particolarmente alta dopo una ristrutturazione del 1996.