Categorie: roma

fino al 15.III.2005 | Arte in memoria 2 | Ostia (rm), Sinagoga di Ostia Antica

di - 21 Febbraio 2005

Nel sito archeologico di Ostia Antica, vicino ai resti della sinagoga, c’è un semiciclo in mattoni, evidente intervento successivo alla nascita del tempio. È il segno di una commemorazione particolare avvenuta due anni fa, quando fu inaugurata la prima edizione di Arte in memoria e Sol LeWitt ricostruì l’edicola dov’erano custoditi di rotoli della Torà.
Ora l’appuntamento si ripropone, e per chi non sapesse precisamente cos’è Arte in memoria, basti riflettere sulla data d’apertura della mostra per comprendere immediatamente a cosa si faccia riferimento. Quest’anno l’inaugurazione è stata il 27 gennaio, giorno dedicato alla memoria delle vittime della deportazione nazista, il che ovviamente già preannuncia lo spirito che ha mosso la curatrice Adachiara Zevi nel selezionare gli artisti. La scelta del luogo, poi, è stata ispirata dall’esperienza della Sinagoga di Stommeln –l’unica tedesca sopravvissuta all’Olocausto– che dal 1990 ospita, ogni anno, un artista con un lavoro site specific.
Ma se Arte in memoria racchiude in sé il desiderio di combattere l’oblio che spesso accompagna certi fatti è pur vero che il tema della memoria viene attraversato dagli artisti prescindendo, a volte, dall’evento storico. E dando il via ad un momento di concentrazione in cui veramente la memoria collettiva si traduca anche in riflessione personale.
Così accanto al progetto di Anne O’Neame (pseudonimo scelto in questa occasione da Maria Nordman) –che ha ideato un concerto per il quartetto Mish Mash, raccontando attraverso la loro musica i testi della Genesi e riportando alla mente suoni legati alla cultura ebraica– prende vita il minuzioso, quasi ossessivo monologo di Cesare Pietroiusti. Nel suo lavoro sonoro l’artista porta alla ribalta tutti gli istanti, anche gli insignificanti, di una qualunque giornata personale: il 10 gennaio 2005 diventa il giorno tipo a cui dedicare il suo esercizio di memoria per evidenziare il senso del dettaglio nella storia.
Dedicata al peso della religione, anche come strumento di divisione degli spazi fisici, è la Groma Monoteista di Luciano Fabro. La scultura, che ripropone lo strumento che gli antichi romani usavano per quadrare i terreni, nella visione dell’artista porta come pesi quattro pizze: una graffita con la stella di Davide, una con la croce cristiana, una con la mezzaluna islamica ed una quarta, informe, senza simbolo. Ognuna è legata a pagine su cui è scritta una lezione. Ne segnaliamo una per tutte: Lo svanire dell’opera dietro la morale (1997).

Ancora alla storia fa riferimento la campana ferrea e cilindrica di Elisabetta Benassi. Cela un meccanismo che automaticamente e inaspettatamente dà il via al suono che scandisce un tempo asincrono e assordante. Così com’è disturbante il fischio continuo della sega a disco che, girando a vuoto, minaccia di tagliare il “palcoscenico” ligneo nel quale è incastrata, nell’intervento di Euard Winklhofer.
Le ventuno colonne in mattoni e cemento di Pedro Cabrita Reis si pongono come una relitto, forse ciò che resta di un atto violento o forse la costruzione di una mano inesperta, mentre è in plexiglas il Modello ligneo di Emilio Prini su un dettaglio della pavimentazione musiva del tempio.
Come fu per la scorsa edizione della neonata biennale, anche una di queste opere resterà come segno permanente negli scavi di Ostia Antica.

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mostra vista il 27 gennaio 2004


Arte in memoria 2
a cura di Adachiara Zevi
Sinagoga di Ostia antica
Viale dei Romagnoli 717
Ingresso: intero € 4; ridotto € 2
dal martedì alla domenica 9-17
info: 06 56358099
il catalogo, ed. Incontri Internazionali d’arte, verrà presentato a chiusura della mostra


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