Una rimembranza di vecchi documentari d’esplorazione, che scimmiotta un remoto gusto per l’esotismo, è l’impatto che si subisce guardando nei piccoli caleidoscopi appesi nelle sale del Museo romano. Il piacere per la scoperta degli antichi sguardi, che
María Rosa Jijón (Quito, 1968; vive a Roma) aveva già proposto nel video realizzato col gruppo
G2, segna il primo passo verso l’Equatore. In realtà è quasi un filtro da superare, una barriera mimata nella disposizione davanti alle fotografie e ai video che, insieme alle vecchie riviste e canzoni, compongono questo viaggio. O forse è la concretizzazione di una linea che prende corpo attraverso le geografie fisiche e umane proposte nelle immagini retrò. Perché il progetto in questione, sotto la sembianza cartografica, nasconde un’analisi sociologica più profonda, che prende le mosse da una mappa disegnata su un muro e si allarga alla vita di chi abita lungo la riga rossa che attraversa la cartina.
Juan Esteban Sandoval (Medellin, 1972; vive a Biella) e Jijón presentano dunque un progetto che conduce parimenti all’interiorizzazione del tema del viaggio, alla traduzione ed esplicitazione di spostamenti più profondi. Migrazione e rapporto tra identità culturale e contesto sociale sono temi attorno a cui ruotano le ricerche dei due artisti e del cineasta
César Meneghetti, ideatore del progetto insieme a María Rosa Jijón. E questi elementi emergono anche dalle interviste agli abitanti dei vari Paesi lungo la linea, nascoste fra le trame di un dichiarato orgoglio di appartenenza a un luogo significativo, l’unico vero cuore di quella linea che divide il mondo. Quasi un’affermazione campanilistica portata fino in Italia, a Roma e a Biella. Riflesso personale (gli artisti provengono tutti dai Paesi interessati: Ecuador, Colombia e Brasile) di un movimento più ampio.
Una storia raccontata attraverso le storie e le voci altrui. Di certo, nulla d’autobiografico, se non il mettersi in gioco in prima persona, necessità dell’artista contemporaneo, nel suo ruolo politico da molti disconosciuto e che invece Sandoval e Jijón, latinoamericani, rivendicano. Con uno spirito di analisi ben diverso rispetto alla ricerca di un’altra ecuadoriana,
Manuela Ribadeneira, che ha lavorato sulla linea equatoriale dividendola in metri (
One meter of aequator) necessari per quadrare un territorio di cui impossessarsi.
Lo spazio che per la Ribadeneira è luogo di conquista, in
AEquator assume invece una dimensione narrativa ed emotiva.
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i miei migliori complimenti all'autrice del testo per Maria rosa Jijon: incalzante,suggestivo, brillante.
Complimenti a Federica La Paglia.