Sono quattro in tutto le personali di Hans Hartung a Roma: nel 1958 Il Segno, poi alla Libreria Einaudi (1961), quindi Il Collezionista (1969) e quella di oggi alla nuova Art Gallery PH7, la prima dalla sua morte avvenuta nel 1989 ad Antibes.
Sette le tele esposte, dal 1970 al 1985, uno catalogo, dettagliato e aggiornato per la biografia, le esposizioni, le fonti bibliografiche, opere illustrate, scritti e pensieri, film e trasmissioni televisive. Un aiuto prezioso per chi si vuole avvicinare allo studio di questo grande artista che ha fatto dell’atto creativo il suo credo. Nella -pur piccola- selezione delle opere esposte si ravvisano i tratti caratteristici della sua pittura, la vivacità dei colori stesi a grandi pennellate, pochi gesti. Essenziali ma decisi. Spesso è il nero che fa da contrasto, un fondo da cui con forza emergono accesi i colori. Presenti inoltre esemplari di una tecnica che Hartung iniziò ad usare negli anni ’60, quella delle graffiature sulla vernice ancora fresca. Tele impresse da una cascata di colore e incise come graffiti su un muro.
Una figura poliedrica quella di Hans Hartung: nato a Lipsia nel 1904, di formazione classica, è da sempre affascinato dalla musica, dall’astronomia, dalla fotografia. Prima autodidatta poi accademico di Belle Arti a Dresda e a Monaco, si allontana dalla rigida Bauhaus perché il suo è uno spirito libero, viaggia, conosce la pittura europea e ne realizza copie. Da qui pian piano il suo percorso verso l’astrattismo, verso una pittura d’istinto. Quello che colpisce guardando la sua opera è il gesto, la quantità di energia che ha impresso la tela. Passa attraverso l’esperienza della guerra che lo vede combattente in prima linea contro il nazismo, arruolato nella Legione straniera, e congedato senza una gamba. Ma poco importa, armato di sedia a rotelle e spruzzatore continua la sua vita d’artista, apre un altro atelier (il primo è a Parigi) ad Antibes dove va anche a vivere con sua moglie Anna-Eva Bergman dopo averla risposata. E’ il primo artista vivente per cui il Metropolitan Museum di New York organizza una mostra nel 1975, ovviamente né la prima né l’ultima, perché da lì in poi esporrà in molti musei internazionali. Riceve il Gran Premio Internazionale di Pittura alla Biennale di Venezia che lo consacra ufficialmente nel 1960. Si spegne nella sua casa di Antibes, nel 1989, al centro di due ettari di oliveto. Le sue ceneri vengono sparse nel Mediterraneo. Un ultimo desiderio di gettare àncora, nel mare come su una tela.
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anche a mondovi' con la fond. di antibes c'e' una bella mostra sulla sua abitazione da lui stesso progettata
bellissimo articolo per artista eccezzionale..da ragazzo..da artista da giovane lessi il suo "I VALORI SELVAGGI"..per me formativo..
roberto