Categorie: roma

fino al 18.XI.2010 | Sillabario | Roma, Nomas Foundation

di - 15 Novembre 2010
Le parole e le opere degli uomini
scrivono la storia con la “s” maiuscola, ma anche la banalità del quotidiano e
la narrazione di un sé più intimo, capace talora di farsi veicolo
dell’universale.

I quattro artisti che inaugurano il nuovo
programma della Nomas Foundation indagano in quattro modi differenti il
rapporto con il passato, un tema che prefigura lo sviluppo della terza stagione
di Nomas secondo un piano di inedita articolazione del rapporto tra arte
contemporanea, scrittura, linguaggio e gesto, che hanno pervaso finora il
pensiero alla base delle iniziative proposte.

Nemanja
Cvijanovic
propone la distanza della Storia, rappresentata dal volto di Marx
mandato in onda da uno schermo televisivo con una lacrima in sovraimpressione,
a indicare il fallimento dell’utopia socialista, ma anche un generico
fallimento della Storia come materia di studio, fagocitata dagli interessi
economico-politici e incapace di recuperare l’autentica dimensione della
memoria.

Nedko
Solakov
si serve in questa occasione dell’ausilio della scrittura per
comporre due serie (Deeply pessimistic
stories
e Stories with happy endings) che si snodano come pagine di
un libro da guardare e da leggere sui muri della fondazione, in una dimensione
più narrativa e introspettiva che però pone una serie di interrogativi universali
tramite l’uso del non-senso e delle questioni paradossali, facendo sollevare
più di un sopracciglio.

L’emigrata Rosa Barba recupera uno stralcio di una conferenza tenutasi nel
1949 tra eminenti personalità per discutere l’idea di moderno del futuro.
Usando due proiettori che gettano luce uno sull’altro e giocando con la
sovrapposizione delle voci, ottiene più che altro l’immediato effetto del
“parlarsi addosso”, una delle principali critiche che si possano muovere
all’attuale sistema dell’arte, accentuando anche il senso di ridicolo dovuto al
fatto che l’argomento del contendere risale a 60 anni fa.


Infine, Christina Mackie usa spunti ed elementi anche presi da opere d’arte
del passato (in questo caso dall’opera di Hogarth
The Bench) per rendere in forma
visiva e “fisica” il processo creativo e di studio che la anima, in un
tentativo di ricreare lo spazio del “non finito” in cui le idee prendono forma.
Il ripetersi di oggetti e forme scandisce questo processo e chiude il cerchio, riportando
l’attenzione sul modo più intimo e personale di intendere il tempo e, quindi,
la Storia.

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Rosa
Barba da Giò Marconi

Cvijanovic
a Roma

Mackie
da Sonia Rosso

Solakov
alla Galleria Borghese

chiara
ciolfi

mostra visitata il 9 ottobre 2010


dall’otto ottobre al 18 novembre 2010

Sillabario

Nomas Foundation

Viale Somalia 33 (quartiere Africano) – 00199 Roma

Orario: da martedì a venerdì ore 14-19

Ingresso libero

Info: tel./fax +39 0686398381; info@nomasfoundation.com; www.nomasfoundation.com

[exibart]

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