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fino al 19.X.2008 | The Big Bang | Roma, Museo Carlo Bilotti

di - 10 Settembre 2008
A parte quello del titolo, una mostra senza il botto, schiacciata da un poco di confusione e, soprattutto, da uno spazio espositivo assai poco funzionale. Questo viene da pensare a proposito di un progetto sulla carta importante, che però proprio dalla carta trae le prime difficoltà.
L’introduzione critica principale cita Einstein e Platone, salta dalla cosmologia greca al telescopio galileiano, mescola diagrammi tantrici a “raffigurazioni cosmiche quali simboli del potere universale” rappresentanti “una realtà unitaria e totale di stampo newtoniano” (sic). Troppa roba, francamente, specie quando la presenza di uno squadrone di nomi illustri dal Nordamerica in contrapposizione espositiva a una pattuglia di italiani, noti ma non notissimi, avrebbe richiesto prima di tutto qualche maggior chiarimento sulle scelte di fondo, quindi l’indicazione di almeno un’idea unificante l’operazione (ché quella del cosmo pare davvero lasca, con l’arte chiamata a dare brevi cenni sull’universo).
Ciò premesso, alcuni dei lavori in mostra risultano di sicuro interesse: è il caso della grande foto aerea (tre metri per nove) del Roden Crater sviluppata e ritoccata su carta emulsionata da James Turrell, oppure della serie di stampe su tela combinate da Peter Halley in una divertente parete pop, apparentemente lontana dai rigori neo-geo che l’hanno reso celebre. Soprattutto, impressionano i potenti disegni a grafite di Robert Longo, dedicati a vedute planetarie ed esplosioni nucleari con uno sguardo totalizzante, degno delle visioni di William Blake.
Tutti i lavori citati sono ospitati al piano terra, insieme a un pregevole ma isolato dipinto di Ross Bleckner. La mostra prosegue al piano superiore, dove un’opera di Domenico Bianchi -ennesima conferma dell’elegante misura compositiva dell’artista, tutta incentrata sulla trasparente materialità della cera e l’emergere metallico di evocative calligrafie- viene confinata in un soprascala, accanto all’oscura saletta riservata a un neon di Mario Dellavedova.
Miglior sorte espositiva tocca alle esercitazioni neuro-psichedeliche di Alberto Di Fabio, raggruppate però in uno spazio da raggiungere al fondo di un corridoio zeppo di improbabili memorabilia bilottiane -e ogni volta ci si chiede perché vada pagato il biglietto d’ingresso per vedere le immagini di un magnate in barca o alle corse dei cavalli- cui segue l’attraversamento della collezione permanente del museo, un gruppo di tardi de Chirico di qualità imbarazzante, obiettivamente di scarso aiuto per entrare nello spirito più adatto ad apprezzare la conclusione della mostra temporanea.
Resta ancora da dire della tenda nera (ma passa troppa luce) nello spazio della libreria al pianterreno, dove gli ormai stanchi visitatori cosmonauti possono assistere alle proiezioni dei video -tra l’optical e il kitsch post-rinascimentale, con dettagli di tarsie marmoree a vorticare mandaliche sul telone- dell’artista pakistano-newyorkese Shahzia Sikander, traendone un’impressione definitiva di caos, più che di cosmo.

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mostra visitata il 19 luglio 2008


dal 25 giugno al 19 ottobre 2008
The Big Bang. Il cosmo visto con gli occhi dell’arte
a cura di Gianni Mercurio
Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese
Viale Fiorello La Guardia, 4 – 00197 Roma
Orario: da martedì a domenica ore 9-19; la biglietteria chiude alle ore 18.30
Ingresso: integrato Museo + Mostra, intero € 6; ridotto € 4
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0682059127; museo.bilotti@comune.roma.it; www.museocarlobilotti.it

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