Dopo lâinteresse mostrato dalla cultura europea dâinizio Novecento nei confronti dellâarte africana, e dopo decenni di oblĂŹo, finalmente il vecchio continente riscopre la necessitĂ di misurarsi sistematicamente e a piĂš livelli ânon soltanto nei termini di una suggestione tribale- con le ricerche artistiche made in Africa. Di una tale, positiva tendenza sono testimonianze le recenti proposte internazionali, che mostrano lâurgenza di portare lâarte del continente nero fuori dallâingiustificabile zona dâombra nella quale è stata per troppo tempo relegata.
Lâinedita collettiva romana presenta quindi una duplice valenza: quella di far conoscere ad un pubblico italiano la giovane arte che proviene da questo paese e quella di favorire la riflessione sulla situazione controversa di una cultura che pare stretta a metĂ tra la volontĂ di rinnovarsi e quella di tenere in vita la propria millenaria tradizione.
La tensione contrastante âesistenziale- che ne risulta, si riflette con tutta evidenza nelle fotografie di Lolo Veleko che indagano gli effetti invasivi della globalizzazione, vista dallâautore come fascio di indistricabili contraddizioni e al contempo come naturale e inevitabile risultanza della fusione tra popoli. Lâartista propone, con una splendida leggerezza e una rara libertĂ di sguardo, la curiosa situazione della street fashion sudafricana, emblema di una multiculturalitĂ popular che riesce ad esprimersi felicemente in forme di piena ricchezza e spontaneitĂ .
In unâottica disillusa si pongono invece i lavori del giovanissimo Subotzky (classe 1981), fatti di volti e personaggi tormentati; quelli di David Goldblatt, splendidi paesaggi dal sapore metafisico, e di Hala Elkoussy, densi di storie di emarginazione e tragicitĂ quotidiane.
Particolarmente interessante, e frutto di una riflessione su analoghe problematiche, il progetto di Malala Andrialavidrazana che nasce da un reale viaggio attorno al mondo, condotto dallâartista con lâobiettivo particolare di investigare gli spazi cimiteriali. Una serie caratterizzata da tematiche come le modalitĂ di cura del defunto e le differenti attittudini che le diverse culture adottano di fronte alla morte. Argomenti dai quali è possibile partire per operare una ricostruzione ed un serio confronto delle rispettive identitĂ .
Di tuttâaltro segno le fotografie poste in installazione da Lara Baladi. Opere che, assieme, formano un grande collage dal clangore barocco capace âattraverso suggestive operazioni metaforiche- di proporre, in opposizione alla tormentata e scontata partecipazione ai drammi di una terra, una fuga lenitrice e anestetica allâinterno dello spazio magico e ovattato della visione. Fuga che qui si attualizza attraverso una surrealtĂ tutta africana. Una possibilitĂ di evasione nel passo avvolgente e lisergico della fiaba.
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