Strano mondo quello di Andrea Nurcis. Fantastico ed inquietante perché popolato di creature all’inizio vagamente rassicuranti per via delle fattezze
Figli di un immaginario splatter della scena underground, deformi e mostruosi, gli omini di Nurcis sono rigurgiti di inconsci turbamenti e si materializzano in piccoli totem fatti di pannolenci, resina, gesso, smalto… La grande abilità dell’artista nell’uso dei materiali e la capacità di contaminarli è asservita alle sue creazioni, sintesi perfetta tra padronanza della materia e simbolismo.
Così l’orecchio – sede dell’equilibrio – che ritorna costante, anche come elemento extracorporeo, diviene simbolo del sentire e di una ricerca di equilibrio tra l’interiorità – nella quale l’artista esplora – e la forma esteriore delle sue figure destabilizzati e stranianti; così le gocce bianche che colano come liquido spermatico ed il grande foro sul quadro Pittura fantasma (fontana), “evocano la vita e la terra, la circolarità e l’universo, la passione e la nascita, il salto e il tuffo” (Gianluca Marziani nel catalogo nella mostra).
Nei lavori presentati alla 2RC, Andrea Nurcis sembra quasi voler gradualmente
Anche se, tanto nel primo caso quanto per Orinatoio – che per l’uso della foglia d’oro rimanda a pale d’altare trecentesche su cui Nurcis è intervenuto con colature e macchie di gommalacca – l’artista afferma di “non aver nessuna venerazione per questi fantasmi e nessun omaggio da fare loro”…
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