Why me? Perché io, proprio io? È la domanda che si è posta ogni persona invitata in studio per esser fotografata. Chi ha accettato è entrato a far parte del vasto progetto del duo composto da
Ari Versluis (Werkendam, 1965; vive a Rotterdam) ed
Ellie Uyttenbroek (Rotterdam, 1965).
Un progetto,
Exactitudes, nato per caso, come in parte la mostra stessa. Quello del duo è il risultato di una commissione da parte della KNP Telecom per una campagna pubblicitaria: fotografare ragazzi che rappresentassero la gioventù olandese. Invece, racconta il Presidente della Provincia Nicola Zingaretti, l’idea della mostra è nata dal suggerimento di un amico a visitare il sito dei due fotografi. Già presentata in diverse altre città, è stata montata nelle sale di Palazzo Incontro che, per l’occasione, ha presentato altresì il nuovo logo “Aperto alle idee”. Si spera che l’allestimento, alquanto elementare, sia il risultato di una scelta, quella di far scorrere i ritratti come su un lungo nastro, a sottolineare l’anonimato dei soggetti ritratti. Forte di una collaborazione che dura da oltre quindici anni, il lavoro di Versluis & Uyttenbroek è una sorta di riattualizzazione del progetto di
August Sander, ossia ritrarre l’ordine sociale attraverso le immagini di gruppi umani e comunità. Ciascuna delle centododici serie degli olandesi,
di medio formato e a colori, è composta da dodici ritratti a figura pressoché intera. Realizzate ai quattro angoli del mondo – da Rotterdam a Pechino, da Casablanca a Milano e Londra -, sono allestite al primo piano, mentre al pianterreno sono riprodotte dieci serie in grande formato.
Il duo, scrutando la folla, si è reso conto che tra gli individui c’è un’apparente varietà, ma che in realtà esistono forti somiglianze che li accomunano e li rendono parte di moderne “tribù”. Tanti gruppi quanti sono le situazioni e le classi sociali, le culture e le tradizioni esistenti. Ecco allora gli oltre milletrecento ritratti. Ecco, cioè, gli
Scream, gli
Ecopunks, gli
Students, gli
Skaters, i
Chairmen, i
Flowerpower, i
Social Club, le
Pin-ups, le
Mothercare,
Les filles du 7ème, per citarne solo alcuni.
Insomma, numerose piccole comunità che convivono pacificamente, di cui ognuno è inconsapevole dell’esistenza e soprattutto di farne parte. Da qui il titolo,
Exactitudes: uguale, differenti, una contrazione di “
exact” e “
attitude”, per indicare persone che hanno lo stesso atteggiamento, nell’abbigliamento come nella posa.
Attenzione però, non hanno vestito gli stessi abiti per la foto, ma sono persone che abitualmente indossano un abbigliamento simile e che, durante lo scatto, assumono in maniera naturale la medesima postura. Dietro quest’omogeneità, ognuno però si differenzia per la propria storia, per il proprio vissuto, per i personali sogni.
La mostra diventa così portavoce di un messaggio di civile coesistenza, basata sul reciproco rispetto e sull’accettazione del prossimo nella sua diversità. Per un vicendevole, proficuo arricchimento.