La wunderkammer era il luogo in cui il collezionista conservava e custodiva la sua raccolta di testimonianze del passato. Naturalia e Mirabilia. Opere d’arte e non solo. Un accumulo di immagini, suoni, concetti: questa dunque la chiave di lettura di Wunderkammer, personale di Paolo Angelosanto (Saint Denis, Francia, 1973; vive a Roma) al Museo Laboratorio.
Si tratta di una mostra retrospettiva, un compendio di iconografie e tematiche che hanno caratterizzato il suo percorso artistico tramite un susseguirsi di videoproiezioni che ne svelano metodi e forme. In una progressione che riepiloga il concetto, che l’artista indaga da anni, di identità personale e molteplicità dell’essere. Un’immagine, quella dell’artista stesso, continuamente riprodotta in ogni forma, sembianza, maschera. Dalla più ludica alla più drammatica. Dal recentissimo Gratta e vinci in cui l’artista si gratta la testa fino a cadere a terra, alla dolce e puerile Didone, chiusa in un bagno mentre diffonde messaggi d’amore su pezzettini di carta allo sprovveduto spettatore seduto su un water. Persone e corpi, allusioni velate ma anche esplicite, oggetti alterati, fiori finti e corone di spine. Non solo forme, ma argomenti trainanti, questi, di un lavoro il cui focus è la forte antinomia che si crea tra l’io personale e la molteplicità dell’ambiente circostante.
Simbolo, sacro e gioco fusi insieme, memorie rievocate e rievocanti, incontro con il pubblico che mira all’estensione e al coinvolgimento.
Mirror, M’ama non M’ama, Wunderkammer soap sono video ma allo stesso tempo oggetti-alterati, che raccontano di una personalità spesso ossessivamente imposta. L’eccentricità viene più che sfiorata e l’egocentrismo non è da meno.
La sfrontata imposizione di un Io totemico che vuole emergere e differenziarsi in una poetica sprezzantemente narcisista, dà vita a rappresentazioni che evocano un immaginario fortemente contraddittorio grazie ad un’azione che nella maggior parte dei casi risulta ambigua a causa di una regressione/nobilitazione di fondo che tende ad emergere esplicitamente. Quelle che solo all’apparenza risultano intenzioni fortemente plastiche, si rivelano più che altro concettuali e la lettura volutamente epidermica si fa intimistica pur mantenendo una violenza iconica di principio. Il fine è di creare un intimo incontro tra il proprio sé e quello attiguo, come in un ludico prolungamento del proprio io tramite l’esperienza con l’altro. Questo approccio all’arte fortemente autoreferenziale fa del lavoro stesso un consistente riepilogo dell’incontro tra arte e vita, tra esperienza personale ed esperienza sociale.
In questo progetto Angelosanto espone opere che si susseguono sovrapponendosi ad uno spazio che imprime un movimento a spirale.
Parte dal basso con immagini volutamente scontate e inconsistenti, passando poi alla sala superiore in cui le forme divengono più costruite e complesse. In quest’occasione non si parla solo dell’esposizione di un nucleo di opere, ma della dichiarazione di una firma. In stanze soffocate dal rimbombo di suoni, immagini e riflessioni.
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Questa è scema, la gallerista intendo. Mica ha una galleria un artista con una tipa così attaccata agli stinchi: ha un problema.
Scusate la distrazione:un complimento naturalmente anche al curatore Domenico Scudero.
Un appunto alla notizia di exibart http://www.exibart.it/notizia.asp?IDNotizia=18840 :l'artista ha lavorato e continua una stretta collaborazione con la galleria ARTECONTEMPORANEA, e quindi Catania.
La recensione, ottimamente articolata, non poteva che essere positiva, dato il lavoro sempre di alto livello dell'artista e della curatrice: Simonetta Lux, che ha creduto nel difficile progetto artistico, di Paolo Angelosanto. Sono orgogliosa di essere stata tra i suoi primi galleristi, e di avere compreso prima degli altri il suo grande talento; di averlo scelto, giovanissimo, sin dai suoi inizi nel progetto ECOWAY'99 (a cura dell'esordiente G. Marziani), in cui realizzò una straordinaria installazione attraente e terrifica (una gabbia specchiante in cui vi interagivano i bambini del popolare quartiere), nel cuore storico della città di Catania, con artisti già affermati.
Sarò prestissimo a Roma per visitarla ed a congratularmi con quanti hanno concorso alla realizzazione del progetto e del catalogo.