Sembra che tutto sia stato volutamente ribaltato. Anche la consolidata nozione di dittico: non due “tavolette” affiancate congiunte da una cerniera, ma due fotografie sovrapposte, una in alto ed una in basso, congiunte dalla stampa nel medesimo foglio.
Quasi un dictat, o semplicemente un invito o un consiglio, quello di Carlo Gallerati (Roma, 1968): Confronta.
Ma con questo possibilista imperativo obbliga ad allontanarsi e ad avvicinarsi alle sue immagini, per guardare prima il tutto e vedere poi il particolare. Perché “nell’esercizio quotidiano della percezione, sintesi e analisi dialogano tra loro secondo un incontrollabile alternarsi”, così spiega il fotografo, che dagli anni Ottanta si dedica completamente alla fotografia per la personale ricerca artistica. Ricerca che, tra i vari riconoscimenti, gli ha fatto ottenere anche un particolare primato: quello di essere stato il primo ad organizzare un’installazione fotografica in un luogo di culto, nella Chiesa di San Michele Arcangelo nel quartiere romano di Pietralata.
Generalmente con un gesto istintivo, allontanandosi dal soggetto, si cerca di mettere a fuoco e, altrettanto istintivamente, c’è un avvicinamento quando si riconosce. Questo “incontrollabile alternarsi”, solo apparentemente non è controllabile, perché Gallerati rigidamente lo manovra e abilmente lo controlla.
La “foto di sopra”, con un vertiginoso blow-up e un esagerato campo lungo, è così sfocata, senza dettagli, senza niente che possa essere identificato, come vista attraverso un vetro smerigliato, o con occhi assonnati. E i “soggetti” sono macchie di colore, immagini che lasciano spazio alle illusioni. Ma poi, a ben guardare, avvicinando il naso a quel vetro, eccoli i dettagli. Nella “foto di sotto” è tutto a fuoco, quelle macchie informe di colore acquistano ora contorni definiti, divengono s-oggetti ri-conosciuti. E quell’atmosfera che cita il film L’imbalsamatore svanisce e si individuano così Grandi Alberghi (Montesilvano).
Ci sono anche delle piccole sorprese: dettagli minori inimmaginabili. Persone affacciate alla finestra o sulle scale, panni stesi, cartelloni pubblicitari… Nascono così i dittici della serie “Cfr. infra/supra”, che abbracciano un arco di tempo dal 2002 al 2004 e che spaziano dalla periferia di Roma (Cfr. infra/supra Appartamenti Condominiali – Via di Pietralata, Roma, 2002), alle famose località marittime mete di vacanze estive (Cfr. infra/supra Spiaggia Libera – Santa Teresa di Gallura, 2002), con tenere note di poesia (Cfr. infra/supra Ospedale di S.S. Annunziata- Chieti, 2004). Dittici discreti, con dimensioni contenute che concorrono a trasmettere una sensazione di sospensione. E quel dictat sembra così un esercizio per tenere allenato l’occhio a non passare sempre veloce sulle cose, a soffermarsi invece su quei dettagli che affollano la vita di ogni giorno.
daniela trincia
mostra visitata il 10 gennaio 2005
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