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Fino al 29.X.2017 | Denis Savary, Fortezzuola | Museo Pietro Canonica Di Villa Borghese, Roma

di - 21 Ottobre 2017
Forme ibride sospese in un perenne stato di trasformazione, sculture che hanno perso la comprensibilità dei lineamenti classici in favore dell’indeterminatezza, sono gli elementi protagonisti della mostra di Denis Savary (Granges-Marnand, 1981) a cura di Pier Paolo Pancotto, ottavo appuntamento del ciclo Fortezzuola, che viene ospitato ormai da diversi mesi nelle sale del Museo Pietro Canonica di Villa Borghese, in un accostamento diretto tra giovani artisti stranieri, alle prese con la loro prima esperienza in Italia, e le opere di uno dei maestri di inizio Novecento.
L’eterogeneità dei materiali e un incessante confronto con la storia dell’arte sono le costanti della ricerca di Savary che nei suoi lavori gioca con forme e colori riflettendo sul concetto di scultura. Questa, svincolata dalla sudditanza nei confronti della materia, rispecchia la tendenza nell’arte a non riconoscere una direzione univoca bensì un’indistinta combinazione di reinterpretazione del passato e soluzioni inedite, una fusione di memoria, esperienze e sensazioni.
Un’inaspettata varietà caratterizza gli ambienti del museo che, rivitalizzato dall’intervento dell’artista svizzero, si trasforma nel contenitore di un profondo dialogo nel quale ogni installazione sembra integrarsi con il contesto in cui si trova apportando un ulteriore livello di significato. I numerosi calchi dei lavori pubblici e dei monumenti equestri di Pietro Canonica, conservati al piano terra del museo, accolgono Beloved (2017), un’enorme struttura in plastica, un groviglio a metà tra inanimato e animale, che dirama le sue lunghe estensioni invadendo lo spazio e generando un movimento circolare che attira a sé tutto il resto; mentre una serie di curiose figure coperte da teli colorati riposano, come opere incompiute, nello studio di Canonica conservando nel loro nome, Tiresias, il riferimento al leggendario indovino in una complessa sovrapposizione di temi che passa anche attraverso la mitologia.

Denis Savary, 2017, Installation view, Museo Pietro Canonica, Rome Courtesy of the artists Photo: Annik Wetter

L’eco delle avanguardie storiche e di personaggi come Hans Harp, Giacomo Balla, Costantin Brancusi e Claes Oldenburg risuona nelle installazioni di Savary, come nell’opera Balla (2017), un rapporto anacronistico in cui gli artisti del passato vengono studiati e analizzati, fino alla riappropriazione di quei modelli che ormai affondano le loro radici nella memoria collettiva.
Bisogna tuttavia arrivare fino alle fondamenta del museo per poter osservare una delle soluzioni di maggiore impatto della mostra, Martingale (2017), una sequenza di strutture geometriche fluttuanti, come pesanti aquiloni sospesi, che aleggiano sulla collezione Borghese di statuaria, antico decoro dei giardini della Villa, oggi conservata gelosamente nei depositi del Canonica. Ancora una volta un confronto sull’idea di scultura, in questo caso però dalla forma nasce la luce, le opere di Savary proiettano infatti riflessi variopinti, gialli, rosa, blu, e riaccendono gli sguardi serafici delle statue in un atto di vera e propria rigenerazione.
I lavori dell’artista sono incerti, ambigui, in bilico tra reale e immaginario, costringono l’osservatore ad abbandonare ogni categoria precostituita; le sue forme organiche intervengono nello spazio mettendo in evidenza la capacità della materia di generare non solo una forma ma più di ogni altra cosa una possibilità.
Sara Maria d’Onofrio
mostra visitata il 5 ottobre
Dal 21 settembre al 29 ottobre 2017
Denis Savary, Fortezzuola
Museo Pietro Canonica di Villa Borghese
Piazza di Siena 2, Villa Borghese, Roma
Orari: da martedì a domenica
ottobre – maggio ore 10.00 – 16.00
giugno – settembre ore 13.00 – 19.00
Info: www.museocanonica.it

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