La Galleria Marie Laure Fleisch apre la nuova stagione con
la personale di
Ali Kaaf, che segue la mostra di
Rebecca Horn, con la quale ha inaugurato la
sua attività e di cui Kaaf (Algeria, 1977; vive a Berlino) è stato allievo
presso l’Accademia delle Belle Arti di Berlino.
Il filo rosso che legherà tutti gli artisti che esporranno
in questo spazio sarà l’utilizzo della carta; proprio su carta, infatti, sono
realizzate le opere, rappresentative di diverse serie, selezionate dall’artista
maghrebino per render conto del suo percorso.
Il bianco del supporto e il nero del disegno – realizzato
di volta in volta a carboncino, a grafite, a inchiostro – dominano la sua
opera, evocando l’attrazione e il contrasto, proprio come due corpi che si avvicinano
o si respingono. Kaaf indaga la luce e l’oscurità tramite questi due soli
colori-non colori, e a rimarcarlo sta il titolo della mostra,
Eclipse, che ricorda la sovrapposizione
di due sfere, ma prelude all’inevitabile distacco.
Tuttavia, la tentazione della monocromia è evidente
nell’artista, poiché – scrive il critico Joseph Tarrab in un testo di commento
alla sua opera – “
egli deve senza sosta combattere la tendenza del nero a
invadere la totalità dello spazio circostante”.
Una pittura catartica, dunque, ma anche sensuale
nelle grandi fessure che spaccano in due l’opera, invitando a immaginare cosa
ci possa essere al di là e nelle sfumature vellutate del colore, che Kaaf
lascia sovrapporre e stratificarsi con una gran passione per la vita della materia.
L’artista sembra non preoccuparsi affatto di fornire
risposte agli interrogativi sul suo modo di esprimersi, ma Tarrab imbocca la
giusta via quando scrive che la maggior parte della sua opera “
deriva dalla
misteriosa idea di ‘energia nera’, recentemente scoperta, forza
antigravitazionale di accelerazione dell’espansione di un universo votato a non
rallentare mai. Le stelle e le galassie si allontaneranno sempre più le une
dalle altre, la luce diventerà sempre più rara, sempre più debole, sprofondando
lo spazio cosmico nell’oscurità”.
Questo stesso dualismo conflittuale si ritrova nel video
Ras
Ras, che in arabo
significa ‘testa’, realizzato fra Berlino e Beirut montando di seguito alcune
fotografie in bianco e nero, che ritraggono sempre l’artista, bruciate nella
parte corrispondente al volto, così che lo sfondo chiaro e luminoso trasparisca
e ricrei uno spazio vuoto, ma anche aperto su ogni possibile infinito.
Kaaf ricrea un quadro espressivo percorso da molteplici
linee-guida in contraddizione: resistenza e fragilità, figura e spazio, bianco
e nero.