In occasione della IV Settimana della Cultura il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha allestito nella Chiesa Grande di S. Michele a Ripa la mostra Dall’opera al museo
L’esposizione nasce dalla volontà di mostrare al pubblico una rilevante sintesi degli acquisti effettuati nel 2001 dalla Direzione Generale del Patrimonio Artistico, prima che le opere raggiungano le sedi museali loro assegnate.
Il titolo della mostra ci fa ben sperare sulla destinazione delle opere, questa volta, sembrerebbe, non lasciate morire nei depositi, ma valorizzate, dapprima in questo percorso espositivo, poi nei musei statali di prossima destinazione, riconoscendo loro un duplice valore: come opere d’arte autonome, fruibili per se stesse nel loro significato e nella loro bellezza, ma soprattutto come parte di un insieme, quello rappresentato cioè dalle collezioni che andranno ad arricchire. Il titolo quindi allude a questo passaggio con il quale l’opera diviene parte di una raccolta statale e dunque del patrimonio artistico del nostro paese; ma l’esposizione evidenzia soprattutto come ogni singola opera sia elemento fortemente significativo per la collezione di cui andrà a far parte, consapevolezza, peraltro, su cui si è determinato il criterio d’acquisto delle opere.
Ordinata cronologicamente dal Quattrocento all’Ottocento, la mostra accoglie forme linguistiche differenti, che variano dalla pittura alla scultura, dall’oreficeria all’arredamento, dal disegno alla fotografia; ma l’esposizione si contraddistingue anche per il carattere di eccezionalità e rarità che diverse opere presentano. Sorprende per esempio il ciclo con Storie della Passione, una serie di dipinti a monocromo su tela blu di manifattura ligure, non di alta qualità pittorica, ma decisamente rilevante per il fatto di essere con molta probabilità un unicum del genere nella storia dell’arte sacra. La tipologia di tela utilizzata è da ricordare per di più come l’antenato del comune jeans.
Colpisce inoltre la singolare opera di Palma il Vecchio che presenta su un unico supporto due ritratti: sul fronte, una giovane donna, sul retro, è stato ipotizzato un autoritratto; e ancora il dipinto del fiammingo Joos van Cleve, primo esempio di ritratto in primo piano di un personaggio genovese, ripreso a mezza figura e poggiato su una balaustra.
Anche il disegno di Vincenzo Gemito Studio per un trionfo da tavola è di singolare importanza per essere l’unica testimonianza completa di quello che l’artista intendeva realizzare per Umberto I di Savoia.
Un percorso di sicuro godimento è assicurato inoltre dall’indiscutibile qualità di molte delle opere esposte, dalla serie di dipinti che aprono la mostra – quello di Paolo Uccello,
Di rara bellezza anche le fotografie del fondo Lattanzi che comprendono sia un gruppo di immagini di guerra del XIX secolo – tra le prime sul tema nella storia della fotografia – sia una documentazione topografica e di viaggio.
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