Ciò che subito colpisce, incuriosendo lo sguardo, sono i
materiali utilizzati e le dimensioni scelte per le opere: ai due lati della
galleria sfilano piccoli quadrati di carta (15×15 cm), senza colore,
rigorosamente in versione bianca e nera. Seppur simili, le opere si
differenziano perché disposte in modo completamente diverso: se a sinistra i 58
disegni finiti a cera si susseguono come se fossero semplici parole di un
racconto, sul lato destro prima i bozzetti chiari, poi i monotipi scuri vengono
disposti in serie a suggerire una lettura più complessa, in cui si apprezza sia
la staticità della disposizione che il “movimento” in essa contenuto.
La figura rappresentata, ingabbiata com’è nella minuscola
dimensione di quella carta a volte candida e a volte nero pece, pare costretta
a ripetere movimenti identici, quasi vuotati di significato o, al contrario,
sembra impegnata nella ricerca di un nuovo senso di cui finalmente
appropriarsi. Sembra di vederlo, questo personaggio misterioso e androgino,
mentre si muove, indossando prima gli abiti femminili, poi quelli maschili, in
un grande caos emozionale, giocando a rendere ogni ruolo interscambiabile con
l’altro e rendendo al contempo palese più d’ogni altra cosa la solitudine dell’oggi.
Gonne e pantaloni, cravatte, tacchi e cappelli, camicie e
reggiseno: tutto si scambia, senza più alcuna distinzione, e il “protagonista”
di questo film di carta diviene una figura parossistica, eccessiva, in preda al
conflitto.
Seguendo il percorso tracciato dalle due pareti laterali, si
giunge alla parete di fondo, dove troneggiano tre grandi carte cerate che mostrano
il soggetto finalmente dilatato, come liberato dalla costrizione costituita
dalla precedente dimensione dell’opera.
Impossibile non sottolineare l’estrema precisione della
mano di Scaccia, così abile nel disegno e nell’imprimere una “tensione” quasi
tangibile alla forma. Uno stile, il suo, che nella sua meticolosa eleganza non
fa altro che aumentare da un lato il senso di disagio, dall’altra la volontà di
porsi in modo dialettico nei confronti della sessualità e del rapporto con noi
stessi, prima ancora che con l’altro.
mostra visitata il 24 settembre 2010
dal 21 settembre al 30 ottobre 2010
Beatrice Scaccia – He, she, it:
masculine, feminine and neuter gender
a cura di Manuela Pacella
Galleria Ugo Ferranti
Via dei
Soldati, 25/a (centro storico) – 00186 Roma
Orario: da lunedì
a venerdì ore 11-13 e 16-20
Ingresso
libero
Catalogo
disponibile
Info: tel./fax
+39 0668802146; info@galleriaferranti.net; www.galleriaferranti.it
[exibart]
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