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Fino al 4.IX.2016 | I Macchiaioli. Le collezioni svelate | Chiostro del Bramante, Roma

di - 31 Agosto 2016
Gusto, entusiasmo e sensibilità, ecco svelato il successo del collezionismo e del grande ritorno dei Macchiaioli al Chiostro del Bramante dopo 9 anni. Un trionfo espositivo che non è stato smentito neppure nel 2013 all’Orangérie di Parigi.
Tra le sale finemente allestite del Chiostro la mostra, impreziosita da un allestimento con carta da parati in finto broccato tra il rosé e l’indaco, fa un tuffo dentro gli ambienti di quei collezionisti colti grazie ai quali le opere di Signorini, Ghiglia, Zandomeneghi, Boldini, De Nittis, sono state raccolte e quindi attentamente conservate. Lo spettatore è soffusamente calato nelle case ovattate di mecenati e collezionisti italiani tanto appassionati tra le cui mura si respirava un’atmosfera di raffinatezza da fare invidia alla Francia degli Impressionisti e al rifugio privato (e ugualmente arredato con cura maniacale) di Des Esseints, il personaggio del romanzo di Huysmans.
La bella mostra ci proietta dentro un’epoca come quella di fine Ottocento in cui tra alterne fortune si raccontano le vite e le opere degli inventori della macchia in pittura. Meno accreditati, rispetto ai loro contemporanei di là delle Alpi, gli Impressionisti, la conoscenza, diffusione e conservazione della loro tecnica si deve quindi proprio a mecenati come Banti, Carnielo o Sforni.
Tra opere celebri e inedite, sono molte le vicende e gli aneddoti che si avvicendano sotto le arcate del chiostro come quello di Alaide, la fidanzata italiana di Boldini o la Ciociara di Fattori che ritrae la giovane Amalia, amata e poi abbandonata a causa dello scalpore che suscitò la loro relazione. E tra chiacchiere e stoffe preziose, sete e paesaggi, cucitrici e qualche raro gioiello artistico di fattura quattrocentesca, quadri, opere e pezzi unici cominciano a prendere vita e a parlare.

In 9 sezioni e nove tipologie di collezionismo privato si racconta come è stata concepita la raccolta e in base a quali criteri. Le opere accorpate da Cristiano Banti per esempio (I sezione) diventeranno pubbliche e andranno ad arricchire la Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti come Il Mattino o Le monachine di Vincenzo Cabianca. Le idee del trevigiano Carnielo nella III sezione, sono una versione ante litteram di fondazione che unisce pubblico e privato e comprende opere come Cavalleggeri in vedetta di Giovanni Fattori. Innamorato della bellezza l’imprenditore Edoardo Bruno (IV sezione) custodisce nella sua dimora rinascimentale alle porte di Firenze capolavori come le Cucitrici di giubbe rosse di Borrani, opera iconica dei macchiaioli; casa Sforni apre la V sezione con opere di Ghiglia come Ritratto della moglie. Sempre coi creditori alle calcagna Mario Galli apre le porte di casa sua a Borrani, Cabianca e Fattori, mentre chiude la sezione fiorentina con la prestigiosa raccolta dell’irruente carattere del mecenate Checcucci e si inaugura un nuovo collezionismo tutto milanese prima della dispersione definitiva del gruppo e delle raccolte, rivelando l’ennesimo sfrenato bisogno di ammonticchiare opere di quel gruppo di artisti, i Macchiaioli che invece di seguire le tecniche tradizionali della pittura, stendevano il colore tramite macchie e violenti contrasti luminosi. Anticipati solo dalla scuola di Barbizon infatti ritraevano la natura en plein air e annotavano le loro impressioni su taccuini e tavolette. La nascita del gruppo nei pressi del Caffè Michelangiolo di Firenze risale al 1859, due anni prima dell’unità d’Italia di cui sono ferventi sostenitori, accomunati da un forte spirito patriottico. La mostra che vede anche il restauro di cinque opere, rende evidente come sotto la luce diretta del sole, i Macchiaioli studiassero gli effetti del chiaroscuro, i contrasti luce-ombra, servendosi del ton gris un espediente proveniente ancora dalla Francia.
Anna de Fazio Siciliano
mostra visitata il 15 marzo
Dal 16 marzo al 4 settembre 2016
I Macchiaioli. Le collezioni svelate
Chiostro del Bramante, via della Pace 5, Roma
Orari: da lunedì a venerdì dalle 10:00 alle 20:00, sabato e domenica dalle 10:00 alle 21:00
Info: www.chiostrodelbramante.it, 06.916 508 451

Critica, storica dell’arte e redattrice per prestigiose riviste di settore (Exibart,Art e Dossier, Finestre sull’arte) ha all’attivo numerosi articoli e interviste a galleristi (Fabio Sargentini), direttori di Musei (Anna Coliva) curatori (Alberto Fiz), vertici di società di mostre (Iole Siena, Arthemisia Group e Renato Saporito, Cose Belle d’Italia). Da tempo collabora con la Direzione della Galleria Borghese con la quale dopo aver prodotto una ricerca inedita sul gusto egizio ha svolto un lungo periodo di formazione. Nel 2015 fonda Artpressagency la sua agenzia di ufficio stampa, comunicazione, critica d’arte e di editing che sta espandendo e che ha visto collaborazioni notevoli con colleghi e musei, istituzioni su tutto il territorio nazionale (MaXXi di Roma, Biennale di Venezia, Zanfini Press, Rivista Segno, ecc.). Lavora come editor per Paola Valori e in qualità di addetta stampa scrive per le mostre di Studio Esseci, Arthemisia, Zetema, Mondomostre, ecc. Tra le pubblicazioni più importanti: “Margini di un altrove”, catalogo della mostra svoltasi  nel 2016 a Siracusa in occasione delle rappresentazioni classiche, “History is mine _ Breve resoconto femminile ”: unico capitolo dedicato al genere femminile pubblicato nel libro “Rome. Nome plurale di città” di Fabio Benincasa e Giorgio de Finis, “La verità, vi prego, sulle donne romane”, indagine archeologica e figurativa sull’assenza nei luoghi delle donne nella Roma antica, per FEMM(E)-MAAM ARTISTE. Al momento, oltre all’aggiornamento di Report Kalabria, indagine sulle contaminazioni artistiche contemporanee nei luoghi archeologici in Calabria, si sta occupando di promuovere un progetto originale degli artisti Francesco Bartoli e Massimiliano Moro, anche dei linguaggi multimediali applicati a eventi espositivi.   Gli articoli di Anna su Exibart.com

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