Lo spostamento nello spazio fortemente connotato del Museo
Canonica (occasione per visitare così un museo un po’ defilato e dimenticato),
ha di certo presentato un problema curatoriale di non poco conto. Oltre a
quello allestitivo (dove e come collocare certe opere?), si è sicuramente posto
il dilemma di quale tipologia di lavori scegliere (invasivi o mimetizzanti?).
Per non sbagliare, il comitato scientifico ha optato per una
terza soluzione, scegliendo cioè alcuni lavori che si mimetizzano e dialogano
con il contesto e altri che, al contrario, caratterizzano e monopolizzano lo
spazio. Scelta che, da un certo punto di vista, per lo spettatore può avere un
discreto fascino, se tuttavia non fosse costretto a una complicata caccia al
tesoro per individuare i lavori, per la mancanza di una mappa su cui siano
segnate le collocazioni delle opere esposte. Per alcuni tale caccia può
sicuramente rivelarsi divertente, per altri, invece, è faticosa e comporta,
oltretutto, il rischio di “perdersi” la visione di qualche opera.
Micro Struttura Funzionale A, B, C di Pietro Ruffo, collocate su un tavolo del
secondo piano tra altre suppellettili; Padri e Figli di Ilaria Loquenzi, in collaborazione con Massimo
Baiocco, che
sfrutta la presenza dell’interfono; Facciamo un gioco di Mariana Ferratto, un evocativo video sistemato in
un’anonima cornice per fotografie; il grande Fledgelings di Giacinto Occhionero, con la particolare tecnica di
pittura nel verso su plexiglas; l’installazione Facticia di Mauro Vittorini; la videoanimazione Senza
Titolo in 3d su
una finestra di Maria Grazia Pontorno; il piccolo video 2011 A Monte Scorra su un discreto leggio di Emanuela
Murtas: sono
tutti lavori che indubbiamente si confondono (o si perdono?) con lo spazio.
Al contrario, l’ironica e poetica Canne al Vento
(alcuni spunti per diventare un artista di fama internazionale in un’Italia in
trasformazione e dormire sonno tranquilli) di Stefano Minzi e Credevi che fosse di Cristina Falasca sono lavori che, con la loro
presenza, caratterizzano gli ambienti. Mentre Monad di Alessandro Rosa e Senza titolo di Nicola Pecoraro sono lavori che monopolizzano lo
spazio.
Si notano a fatica le Mappe cieche di Giulia Cantisani. Invece è impossibile non notare
(e soprattutto sentire) Ode a Medusa con Cornamusa di Vincenzo Rulli o N16 OLH di Valentino Diego. Mentre l’opera che si distanzia
da tutti per il proprio impegno politico e la “semplicità” del gesto è Opera
Io di Eleonora
Di Marino.
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dal 3 ottobre al 7 novembre 2010
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a cura di Manuela Pacella
Museo Pietro Canonica – Villa Borghese
Viale Pietro Canonica, 2 (zona piazza di Siena)
– 00197 Roma
Orario: da martedì a domenica ore 9-19 (la
biglietteria chiude alle ore 18.30)
Ingresso: intero € 3; ridotto € 2
Catalogo cura.books
Info: tel. + 39 060608; mygeneration.screwup.it
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