Carrino è un artista
contemporaneo maturo che non si è svenduto appena ottenuta la fama. Si è mantenuto
coerente con una ricerca iniziata con la pittura nel 1952 – dal realismo all’informale, passando per il razionalismo
d’ispirazione plastico-costruttivista del romano Gruppo 1 e l’Accademia di San Luca, di cui ha omaggiato Muziano, Zuccari, Nebbia, Mochi, Lanfranco – e risolta nel matrimonio morganatico tra i concetti
astratti di forma e spazio, trasferiti nel contesto concreto del luogo di
collocazione dell’opera; ha attuato così un riuscito intreccio tra arte,
paesaggio e spazio pubblico, rileggendo in chiave sociale il rapporto tra
fruitore, ambiente e installazione. Lo fa, ormai da tempo, realizzando
interventi installativi con sculture denominate Costruttivi Trasformabili, Decostruttivi, Ricostruttivi; un volano che lo conduce alle Biennali di Venezia (1966, 1970, 1976,
1986), di Parigi (1967), di San Paolo del Brasile (1971, 1979), alle Quadriennali
di Roma (1965, 1973, 1986, 1999) e in spazi museali internazionali.
Oggi
l’installazione di Carrino al Macro, dall’alto viene esaltata nell’organicità
dell’insieme, se guardata a distanza ravvicinata sviluppa la dialettica dello
sguardo con le superfici e l’ambiente circostante: se al primo impatto, da
lontano, l’opera ci appare statica, schematica, inerte, a distanza ravvicinata,
la superficie molata dell’acciaio inox rivela più piani, quasi a “sfondare”
l’imponente volumetria del parallelepipedo.
A far da
controcanto all’effetto di levità del gelido medium, la ruggine “calda” del
corten e la sua opacità che conferisce “peso”: qui la conformazione semplice,
essenziale, si fa materia e assume un diverso carisma, a seconda delle ore del
giorno, offrendosi più preziosa al tramonto. Carrino esprime, con questo fare
ricercato, l’anima dell’ex pittore e la sacralità del momento creativo, l’unica
espressione che può avvicinare l’uomo al processo della natura e lo pone in
stretta relazione con l’universo stesso.
Ecco perché
Carrino non esita a definire le proprie opere “organismi”; organismi in cui
tenta di semplificare il più possibile il concetto nella forma, affermando che
attualmente i suoi lavori “si chiamano ricostruttivi poiché dopo la costruzione e la
decostruzione si sente la necessità di ricostruire attraverso la semplicità“.
E la semplicità ha sempre un’intelligibilità universale.
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dal 25 ottobre 2010 al 6 febbraio 2011
Nicola Carrino – Ricostruttivo
MACRO – Museo
d’Arte Contemporanea di Roma
Via Nizza ang. via Cagliari (zona Nomentana-Porta Pia) – 00198 Roma
Orario: da martedì a domenica ore 11-22
Ingresso: intero € 11; ridotto € 9
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 06671070400; fax +39 068554090; macro@comune.roma.it;
www.macro.roma.museum
[exibart]
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