Categorie: rubrica curatori

CURATORIAL PRACTISES

di - 24 Novembre 2015
Little Constellation è un network d’arte contemporanea Il cui focus verte sulle micro-aree geo-culturali e i piccoli stati europei. Fondato dagli artisti e curatori Pier Paolo Coro e Rita Canarezza, dal 2009 vede la curatela di Alessandro Castiglioni e la collaborazione con varie Istituzioni: le Repubbliche di San Marino, di Cipro, di Malta e di Islanda, il Principato di Liechtenstein, Il Governo del Gran Ducato di Luxembourg, il Montenegro, le Isole Faroe, Gibilterra, Le Isole Aland, le città di Genova e Milano. Rispondono alle nostre domande Pier Paolo Coro e Rita Canarezza.
Little Constellation è un indagine curatoriale che ha portato alla costruzione di una piattaforma condivisa da artisti, curatori e istituzioni di determinate aree geografiche; fino ad andare a ritagliarsi un posto all’interno del dibattito artistico internazionale. Come nasce il vostro progetto curatoriale e come si evolve in undici anni di attività serrata?
«Il network di Little Constellation si è sviluppato da  un progetto di ricerca artistica “Small State on un-certain stereotypes”, iniziato nel 2004 condotto direttamente nei piccoli Stati europei; paesi con una popolazione al di sotto del milione di abitanti. Ci sembrava importante percepire, attraverso un’indagine etno-antropologica queste particolari realtà geopolitiche e geo-culturali, molto spesso sconosciute ai più, per cogliere tratti distintivi e similitudini nel quadro delle pratiche artistiche e della sperimentazione contemporanea. Ma soprattutto, la ricerca è stata l’occasione per metterci in relazione con artisti, gruppi di ricerca, giovani curatori, enti, istituzioni culturali pubbliche e private, per raccogliere materiali, documentazione, immagini e riprese video, con cui creare una mappatura d’insieme per ipotizzare la creazione di possibili progetti espositivi comuni. Vivendo prevalentemente nella Repubblica di San Marino, siamo stati dunque stimolati da una reale necessità, in quanto pur consapevoli che tra i piccoli Stati ci sono relazioni permanenti, collegamenti istituzionali, diplomatici, grandi eventi sportivi, non erano mai stati portati avanti progetti culturali che avessero come soggetto l’arte contemporanea in questi Paesi. Quindi, un ambito di ricerca artistica completamente nuovo, con complesse connotazioni identitarie, geografiche e simboliche, declinabili in una molteplicità di temi, come anche i numerosi stereotipi culturali che molto spesso a torto o a ragione traducono i noti cliché del “piccolo Stato”: primo tra tutti il paradiso fiscale o la piccola realtà chiusa e protetta su se stessa. Tutti argomenti che abbiamo pensato potessero essere un interessante campo d’indagine artistica su cui lavorare e innescare una riflessione. Importante in questa prima fase di ricerca sono state le sollecitazioni e i suggerimenti di Roberto Daolio, che ha curato le prime attività e il lancio del network nel 2010 insieme ad Alessandro Castiglioni. Altro aspetto che ci ha coinvolto direttamente nel progetto, è la funzione del “viaggio” come metodo di ricerca artistica e pratica relazionale. Il viaggio “on the road” è stato in qualche modo inseguire il sogno di poter raccontare e cogliere le più attuali espressioni dell’arte presente in queste realtà. In questo senso il recarsi direttamente in ogni Paese è stata la condizione essenziale e il “dispositivo” per adoperarsi nell’attivare il contatto tra gli artisti e per la raccolta dei materiali. Da questi incontri sono nate bellissime relazioni che hanno poi permesso a numerosi artisti, di tessere a loro volta nuovi collegamenti professionali, e il concretizzarsi nel tempo della piattaforma di Little Constellation e delle sue attività. Ma in questo percorso sono emerse anche tutte le contraddizioni del vivere in un piccolo Stato, e il complesso rapporto tra realtà centrali e realtà periferiche del mondo, problematizzando in una certa misura anche quell’idea stessa di “sogno” del piccolo Stato. Attualmente il network collega circa 80 artisti, curatori e istituzioni museali pubbliche e private di 19 Paesi: Andorra, Cipro, Islanda, Liechtenstein, Lussemburgo, Malta, Monaco, Montenegro, San Marino, Italia e UK, e in alcune micro-aree geoculturali d’Europa come: Canton Ticino (CH), Ceuta (ES), Gibilterra (UK), Kaliningrad (RUS), Isole Aland (FIN), Isole Faroe (FO – DK)), Guernsey e Jersey (UK). Attualmente la ricerca di Little Constellation è in fase di estensione in altri Paesi».

Ci raccontate una fase del progetto particolarmente cara e simbolo stesso di tutta l’attività svolta?
«In undici anni di lavoro sono state realizzate esposizioni, meeting, workshop, lecture, e prodotte numerose pubblicazioni che crediamo uniche nel loro genere. Sono stati tutti momenti fondamentali per il consolidamento internazionale del network, a partire dal primo meeting a San Marino Oltrepassando l’arte dei Paesi nel 2005, la prima mostra del 2010 alla Fabbrica del Vapore di Milano, nel 2012 al Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce a Genova The Land Seen from the Sea, e Subjective Maps Disappearances nel 2013 alla Galleria Nazionale d’Islanda. L’ultimo progetto Listen to the Sirens realizzato nel biennio 2014/2015 a Gibilterra, merita una menzione speciale. È un progetto commissionatoci dal Governo di Gibilterra – Ministero per la Cultura, che ha permesso di creare il primo spazio per l’arte contemporanea a Gibilterra, all’interno di uno dei bastioni storici della città, appositamente ristrutturato per l’occasione. Listen to the Sirens si è sviluppato attraverso un intenso programma espositivo biennale, strutturato in diverse fasi preparatorie di lecture e workshop, e la realizzazione di mostre personali con opere site specific appositamente pensate per Gibilterra, con la cura di Alessandro Castiglioni».

Ritenete che le pratiche curatoriali siano cambiate e come si sono indirizzate negli ultimi anni?
«Ci sono aspetti molto interessanti oggi in questo campo, ad esempio molti artisti si adoperano come “dispositivi” per attivare nuovi percorsi di ricerca artistica e curatoriale. In un certo senso possiamo collocare parte del nostro lavoro nel quadro dell’Estetica Relazionale,  in cui la relazione diretta – come esperienza di una realtà partecipata e vissuta direttamente – è un elemento centrale della pratica artistica. Quanto alla dimensione più strettamente curatoriale, oggi ci sono interessanti “sconfinamenti”. Sono a nostro avviso interessanti le dimensioni degli Artist-run space, che in una certa misura rivitalizzano il rapporto tra la figura del curatore-artista e la realtà espositiva di una galleria d’arte indipendente, non direttamente vincolata da logiche di mercato, ma piuttosto rivolta a costruire spazi e dinamiche dedicate alla ricerca e alla sperimentazione su più livelli».

Che cosa hanno fatto le istituzioni per soddisfare le esigenze di un pubblico sempre più esigente? Quali sono le vostre metodologie preferite e i modelli utilizzati da queste ultime negli ultimi anni? Ci potreste fornire qualche esempio seguito dai micro Stati?
«Lavorare con le istituzioni pubbliche è sempre una grande scommessa, ma anche una forte necessità. Sono diversi i Paesi oggetto della ricerca, dove non ci sono attualmente specifiche istituzioni culturali dedicate all’arte contemporanea, per cui abbiamo trovato un certo interesse nel proporre progetti inerenti alla progettualità del network di Little Constellation, condividendoli tra più istituzioni culturali partner del network stesso. Ma registriamo anche grande attenzione e partecipazione da parte di istituzioni pubbliche già ben consolidate a livello internazionale come la Galleria Nazionale d’Islanda, il Casino Luxembourg – Forum d’art contemporain, o il MUDAM – Museo Nazionale d’Arte Moderna del Lussemburgo. Queste sono realtà che rappresentano nei piccoli Stati europei un importante esempio e modello museale, che oltre alle funzioni di collezionare e promuovere con grande efficacia il dibattito artistico contemporaneo Internazionale, svolgono anche un serio e forte ruolo istituzionale nella produzione e diffusione della ricerca artistica presente nei rispettivi Paesi, attraverso residenze per artisti, programmi con borse di studio e di ricerca in tutto il mondo».
@https://twitter.com/camillaboemio

Scrittrice d'arte, curatrice e teorica la cui pratica indaga l'estetica contemporanea; nel 2013 è stata curatrice associata di Portable Nation, il padiglione delle Maldive alla 55.° Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia, dal titolo Il Palazzo Enciclopedico; nel 2016 è stata curatrice di Diminished Capacity, il primo padiglione della Nigeria alla XV Mostra Internazionale di Architettura, con il titolo Reporting from the Front; nello stesso anno ha partecipato a The Social (4th International Association for Visual Culture Biennial Conference) alla Boston University. Nel 2017, ha curato Delivering Obsolescence: Art Bank, Data Bank, Food Bank, un Progetto Speciale della 5th Odessa Biennale of Contemporary Art. E’ membro della AICA (International Association of Arts Critics). Boemio ha scritto e curato libri; ha contribuito con saggi e recensioni a varie pubblicazioni internazionali, scrive regolarmente per le riviste specializzate, e i siti web; ha tenuto parte a simposi, dibattiti e conferenze in musei e festival internazionali.

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