In una stretta galleria di antichi mattoni, senza finestre, né uscite, un tavolo allungato che offre posto per tredici convitati. Ma dodici sono assenti, di loro resta solo la traccia bruno rossastra delle palme delle mani imposte sulla candida tovaglia, mentre a capo tavola, un monitor dà corpo ad una donna dalle lunghe trecce, di bianco vestita, che in religioso silenzio sbuccia e mangia metodicamente una mela rossa, simbolo del peccato, e quindi dell’amore carnale, consumata in solitudine, piano e tristemente, a piccoli bocconi.Quasi una ‘ultima cena’ in cui il tradimento è avvenuto con l’assenza, con il rifiuto di partecipare e condividere, e la tovaglia reca le tracce dolorose, quasi una sindone, di quegli abbandoni. Questa installazione, intensa per simbolismi e atmosfera, è esposta a Catania per “Angelus Novus” mostra collettiva che sarà visitabile fino al 1 febbraio nel neonato ‘laboratorio d’arte contemporanea’ diretto da Cesare Circonciso, creato all’interno del Museo Emilio Greco. Questa struttura intende consentire uno sguardo aperto sulle nuove idee creatrici e tendenze dell’espressività artistica contemporanea, oltre che offrire un luogo nel quale convogliare e mettere in relazione le ricerche di giovani artisti, con l’esperienza di grandi artisti internazionali. Le opere in mostra, in questo primo appuntamento, sono incentrate su una dimensione latamente spirituale. Enzo Rovella presenta due opere astratte di grandi dimensioni, caratterizzate da un’accesa resa cromatica, che uniscono un grande impatto visivo al suo consueto rigore formale. E.R.W.I.N. un’opera concettuale che trae spunto dalla riflessione tra segno, parola ed immagine. Maria Domenica Rapicavoli presenta invece delle opere di fotografia e proiezioni in bianco e nero, mentre Enzo Heri un’istallazione dove un grande cero acceso è posto in relazione con un pozzo, dal quale proviene una voce, mentre Riccardo Cristina, delle opere fotografiche sul tema della morte, la natura e la musica. La mostra, curata da Daria Filardo, è quindi nel complesso interessante, sebbene sarebbe stato preferibile che gli spazi espositivi fossero liberati per i giorni della mostra dalle opere di Emilio Greco, talune delle quali, tra l’altro, con orripilanti cornici dozzinali, con i tarli finti, che disturbavano enormemente la visione di talune opere.
Ugo Giuliani
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