La mostra di Maurizio Ruggiano, tripartita in alcune librerie underground del centro storico di Palermo, non prive indubbiamente di un certo fascino ecadente,sconvolge con la sua brutale crudezza ogni approccio politically correct sul tema della sessualità omosessuale.Un atto plateale contro l’ipocrisia buonista che dopo aver ripetuto in tutte le salse che in fondo ognuno è libero di vivere la propria sessualità come meglio crede, in realtà discrimina nei fatti e nei comportamenti quotidiani chi vive una situazione esistenziale e sessuale diversa.
Un atteggiamento subdolo e forse involontario, nascostamente prevalente nella nostra società, e che Ruggiano snida e castiga con la violenza e l’oscenità delle sue immagini.
La materia prima alla quale l’artista palermitano attinge sono oggetti trovati abbandonati, oppure fotogrammi di film pornografici e materiale fotografico tratto da Internet, ma non di rado spunta anche qualche foto di ritratti seicenteschi di santi, in particolare San Sebastiano, alla ricerca di un impatto simbolico ed emotivo di grande portata.
Immagini che Ruggiano, ritocca e assembla al computer creando scenografie fantastiche e kitch, e creature in cui il sesso e la sessualità diviene un elemento trasfigurante. Sono immagini surreali che fanno breccia nelle nostre convinzioni tanto falsamente aperte e
presuntuosamente emancipate. Ci sconvolgono, ci schiacciano con la loro oltraggiosa realtà e la loro estetica grottesca, forte e violenta. C’è un messaggio energico e squassante che non poteva farsi strada
altrimenti. Immagini di nudità, di sessi, di amplessi, di sorrisi sornioni o trasognati, di santi, di croci e di elementi incongrui qualunque, che sono le immagini scomode della realtà assai sopra le righe sulla quale Maurizio Ruggiano ci vuole aprire gli occhi.
Ugo Giuliani
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