Quando ci si trova di fronte a temi di enorme importanza e
di universale interesse, la prima reazione è molto spesso l’imbarazzo. Forse è
anche per questa “ovvia verità” che il Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia
ha deciso di affidare argomenti difficili, quali il tempo e la morte, alle mani
esperte di Lóránd Hegyi.
Il curatore di origini ungheresi ha allestito negli spazi
di Palazzo Riso una mostra complessa, e non solo dal punto di vista tematico.
Fulcro e punto di partenza è un’opera preziosa, notoriamente custodita presso
l’appena restaurato Museo Regionale di Palazzo Abatellis, seconda location dell’esposizione: si tratta del
celebre Trionfo della morte, strappo d’affresco proveniente dal cortile di Palazzo
Sclafani, straordinaria ed ermetica raffigurazione della falcidiatrice a
cavallo.
All’origine del percorso c’è dunque una riflessione
intorno al rapporto tra le opere di artisti dell’antichità e artisti del
presente. Quel dialogo incessante che intercorre fra l’attualità critica e il
potere evocativo del passato.
I piani del Museo Riso lasciano trasparire a ogni passo la
loro connotazione storica, grazie a un restauro che non ha cancellato le tracce
della storia. Ed è proprio all’ingresso del Palazzo che Pedro Cabrita Reis sceglie di accogliere il
visitatore, creando un “compartimento stagno” che imbriglia l’architettura
dell’edificio, attraverso un’interruzione ottica e uno slittamento spaziale. I
mattoni nudi e rotti che compongono l’alto muro, barriera che impedisce
parzialmente l’accesso al cortile, sembrano richiamare le pareti scorticate
dell’ultimo piano del museo, traducendo in immagine l’evidente e inconfondibile
segno del passaggio del tempo.
Cifra dopo cifra, i quadri di Roman Olpalka sanciscono l’inarrestabile
scorrere dei giorni, mentre il colore dello sfondo tende a inghiottire i numeri
sovrascritti. L’essenzialità cui accenna il titolo della mostra si ritrova
anche nella pratica di Richard Nonas: i blocchi di cemento che scandiscono l’ambiente nel
giardino si presentano come assi direzionali, elementi astratti calati in un
contesto concreto.
L’essenza della ricerca, o la ricerca dell’essenza: un
percorso che punta a certi nodi fondamentali dell’esistenza – la vita, la
morte, le relazioni umane, il senso della storia, il rapporto tra l’io e
l’altro, l’esperienza dell’arte – e che si attua attraverso meccanismi di
riduzione volti all’individuazione di dimensioni estetiche, culturali e
spirituali assolute.
La distruzione del pianoforte di Günter Uecker, l’impressione della natura di Giuseppe
Penone o il
riflesso in uno specchio di Michelangelo Pistoletto funzionano come espressioni di
una finitezza dell’umano esternata sotto forma di assenza, di traccia
permanente o transeunte.
L’altra faccia della caducità è ciò che resta: i residui
di un cupo carnevale nell’opera Jan Fabre, i corpi avvolti da una flora rinsecchita nei lavori di Anselm Kiefer o, ancora, i trascorsi di una
trasformazione corporea negli scatti di Orlan.
Non rimane che celebrare la memoria delle cose, dei luoghi
e dei tempi trapassati, incorniciando situazioni precarie con fastosi scorci
lontani (Danica Danic) o riproponendo l’ombra di riti ancestrali, come nell’opera delicata
e intensa di William Kentridge.
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mostra visitata il 28 febbraio 2010
dal 13 novembre 2009 al 2 maggio 2010
Essential
Experiences
a cura di Lóránd Hegyi
Riso – Museo d’Arte Contemporanea – Palazzo Belmonte
Riso
Corso Vittorio Emanuele, 365 – 90134 Palermo
Orario: da martedì a domenica ore 10-20; giovedì e venerdì ore 10-22
Ingresso: € 5; ridotto € 3
Catalogo Skira
Info: tel. +39 091320532; fax +39 0916090166; info@palazzoriso.it; www.palazzoriso.it
[exibart]
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