Lauretta forse è siciliano o forse
no, ma è difficile tirarsi fuori da questo impatto: Guttuso e i fichi d’india. Non che si
voglia affermare una guttusianità di Lauretta, ma piuttosto testimoniare una
percezione più articolata e interessata: Lauretta alla Galleria La Veronica si
misura con alcuni dei valori di quella terra e lo fa, tra l’altro, con i colori
“acidi” di cui
parla Elio Grazioli nella sua presentazione. Lo fa con un ritratto che evoca certe
opzioni fotografiche di grandangolo. Lo fa con la descrizione di una festa
finita male.
La festa è un luogo importante
nella società, in cui certe pratiche dei soggetti sociali sono condotte su
piani che le riflettono, le macerano e le restituiscono. E la festa finita male
offre un’interessante figurazione di questa relazione tra società e
rappresentazione. Lauretta la dipinge descrivendo, quasi con fare
cronachistico, sia la caduta del baldacchino religioso il cui tetto è bruciato
dalla luce, sia l’interesse del personaggio con la fotocamera in mano. Ma al
contempo si astrae dalla descrizione, tratteggiando i personaggi con una
particolare tecnica “a macchie”.
Sta raccontando la società e lo fa
utilizzando squarci o, meglio, macchie. Una di queste è la descrizione della débâcle della festa. Un altro è il
ritratto – quasi un grandangolo – fatto a un signore abbastanza anziano, un “volto
della storia, che resta sconosciuta, anonima, dimenticata”, scrive Grazioli. Non è però una
storia dei vinti; piuttosto una storia della personalità di questo volto, che
impone la propria caratterialità e la propone in modo principesco, come può
essere la maschera di un principe popolare. E questa principalità, o “principescheria” (e con questa definizione siamo agli
antipodi della marginalità) si propone in tutto il suo splendore, rappresentato
da Lauretta con il giallo, i rossi e i verde-blu fico d’india, e con tutta la
presenza di quell’ideale “mantello”: Lo splendore portato come un mantello. Il titolo del ritratto è infatti
una delle cose più efficaci della mostra.
Ma il percorso non si ferma qui:
c’è l’”introibo” del cimitero, una scritta al neon che invita a uscire
perché la festa è finita (Uscite, uscite, stiamo chiudendo!), una gabbia vuota (Ex stasis) e un ultimo quadro che ritrae un
pollo arrosto con le patate. E sono, queste ultime – come suggerisce Grazioli
-, anche un po’ andate a male, dipinte quasi con un certo timore della propria
capacità tecnica.
La parte più convincente resta il
dialogo tra i due quadri. Il resto è una grande ed elegante didascalia, come un
display che, nel proporsi come anti-sistema, ne utilizza alcune delle sue componenti.
Lauretta
a Torino
vito calabretta
mostra visitata il 6 ottobre 2010
dal 7 agosto al 20 novembre
2010
Francesco
Lauretta – Guarda avanti e tutto ciò che ami svanirà
a cura di Elio Grazioli
Galleria La
Veronica
Via Clemente
Grimaldi, 55 – 97015 Modica (RG)
Orari: da
martedì a domenica ore 15-22.30
Ingresso
libero
Info: tel./fax
+39 0932948803; info@gallerialaveronica.it; www.gallerialaveronica.it
[exibart]
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