Le opere di Salvatore Incarbone possiedono un bagaglio poetico essenziale e diretto, che parla con un linguaggio giocato sull’immediatezza del segno. Nelle sue opere si rintraccia una espressività legata al graffitismo, dove i simboli potrebbero essere ugualmente reperiti sulle pareti di una caverna preistorica o sui muri di una metropoli. Come finestre che si aprono sui sentimenti, le opere dell’artista nisseno contengono un’alternarsi di elementi, tra cromie accese e parti buie, cuori rossi e mandala a forma di spirale. Arcani da svelare tra cifre in sequenza e segni dalla forte gestualità, che si compongono in un pattern dove storie lontane si intrecciano per ricomporsi in altri racconti.Salvatore Incarbone nei primi anni della sua formazione frequenta l’ambiente dell’Accademia di Brera e conosce Migneco, Lazzaro e Soatti. Affianca l’attività artistica con gli studi universitari, laureandosi alla cattolica di Milano con una tesi sulla filosofia dell’arte del filosofo Antonio Banfi. Tornato in Sicilia sente viva la tematica della gente del sud, e malgrado i suoi frequenti rapporti con le istituzioni culturali di tutto il paese persegue un iter artistico ed ideologico improntato all’affermazione del valore della pace e al riscatto e alla rivalutazione della sua terra natia.La mostra è patrocinata dall’assessorato regionale dei Beni culturali, e sarà visitabile fino al 21 gennaio, nella sala delle esposizioni del Palazzo Municipale di Caltanissetta
Paola Nicita
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Avrei gradito qualche passaggio della presentazione del Professor Filippo Siciliano