Gli fa da contrappunto, in uno scontro visivo ma soprattutto concettuale, l’interno del cinema Gaudium, che Alessandro Bazan sintetizza nella sua tela in una serie di volti di giovani spettatori, immersi in una luce bluastra e fredda. Ecco Palermo, ovvero le mille possibilità di dar forma ad una città che a volte sembra scivolare tra le dita, e che adesso è il tema che raccorda l’esposizione allestita fino a 31 gennaio 2001 presso la galleria Sessantuno, in via XX settembre 61. Tredici gli artisti, tutti pittori, differenti per scelta stilistica e per età, chiamati a realizzare appositamente delle opere su Palermo, per leggere questo luogo nelle sue molteplici sfaccettature, accentuandone aspetti e atmosfere. Tra simboli e paesaggi la donna dipinta da Ugo Attardi diventa essa stessa immagine della città, meditabonda e nuda.
Le chine di Bruno Caruso, che espone due opere realizzate nel 1945, parlano di palazzi bombardati-abbattuti proprio in questi giorni- e di ciarlatani incantatori, questi non certamente scomparsi. Il volto più calmo della città prende forma nelle tele di Giuseppe Modica, raffiguranti marine e monumenti, mentre nelle strade e nei palazzi di Giovanni La Cognata, il contrasto tra luci e ombre diviene segnale di inquietudine, così come nella città barocca dipinta da Mario Bardi.
Piero Guccione contrappone alla visione di Monte Pellegrino, galleggiante e sospeso come una nuvola, un grumo di plastica, rifiuto arenato su una spiaggia, scontro materico che diviene emblema della impossibilità del sogno. E se la geometria guida la composizione di Pietro D’Aguanno, il pastello soffuso di Franco Polizzi è una visione senza appigli temporali, presente o forse solo immaginata. Palermo è teatro del sogno per Gaetano Tranchino, fedele alle sue atmosfere oniriche, pervase da una luce calda e irreale. Ninni Sacco sceglie invece un racconto per frammenti, astratto e materico, intriso di suggestioni e ricordi.
Un altro degli artisti più giovani, Andrea Di Marco, parla della città attraverso periferie e anonimi scenari urbani, popolati da personaggi strappati a differenti contesti iconografici e scaraventati lì per caso. Che forse per questo le parolacce sui muri le scrivono in inglese, anziché in un più verosimile siciliano. La mostra, realizzata con il contributo del Comune, è accompagnata da un catalogo con testi di Maria Antonietta Spadaro e Anna Maria Ruta.
Articoli correlati:
Franco Sarnari. Aspetti di una ricerca
Il Genio di Palermo
Paola Nicita
La nascita della Sonnabend Collection Mantova, dentro il restaurato Palazzo della Ragione — inaugurata il 29 novembre 2025 con 94…
Alcuni dei suoi edifici sono i più importanti al mondo: Frank Gehry, colui che ha praticato l'architettura, o forse più…
La Società delle Api nomina Luca Lo Pinto come direttore artistico: la Fondazione creata da Silvia Fiorucci sposta a Roma…
Fino al 22 marzo 2026, la Fondazione Luigi Rovati celebra i Giochi Olimpici con una mostra che unisce storia, arte…
È morto Giovanni Campus: se ne va un protagonista rigoroso e appartato dell’arte italiana del secondo Novecento, tra gli innovatori…
La pollera, da indumento retaggio di subordinazione femminile nell'America Latina a simbolo di emancipazione internazionale: la storia del collettivo ImillaSkate,…
Visualizza commenti
Già hai ragione alessio. Potevate mettere una didascalia !! Ora provo a leggere l'articolo magari trovo il nome dell'artista nella recensione...
Ma che bello questo ultimo quadro con la citazione di Antonello da Messina...ma di chi è?
avete ragione purtroppo mancano le didascalie, comunque in ordine le opere sono dei Maestri:
Piero Guccione, Giovanni La Cognata e Pietro D'Aguanno.
Complimenti per il sito,veramente straordinario.