Chi a Siena vive o lavora riceverà una doppia suggestione dalle decine di foto esposte in due grandi sale del Santa Maria della Scala. La grande mostra sulla fotografia ottocentesca senese non ha solo il compito di riportare alla mente una città che non c’è più (o anche una città che, sorprendentemente, è rimasta uguale a se stessa) ma suggerisce tutta una serie di collegamenti della memoria, di connessioni diacroniche, di immagini mentali, di ricordi fanciulleschi e non.
La Siena fotografata nel XIX secolo è infatti quotidianamente e diffusamente esposta negli spazi pubblici e privati della città: difficile trovare una pizzeria senza le antiche immagini delle vie dove è ospitata; impossibile non scorgere nelle trattorie tipiche le foto in bianco e nero; agevole e consueto trovarne nelle case dei cittadini. Il patrimonio d’immagini che è oggi in mostra al Santa Maria è, da sempre, proprietà dei cittadini. Chi a Siena vive o lavora, dunque, ha già visto – magari in un lasso dilatato di tempo – questa mostra fotografica. Il merito fondamentale e lodevole di ‘Fotografi a Siena nell’Ottocento‘ è quello, però, di esser riuscita a riunire in un allestimento ragionato e fruibile una gran parte di questo tesoro iconografico, da sempre condiviso ma mai percepibile ed apprezzabile nella sua interezza. Non mancano le sorprese, si rovesciano i cliché aleggianti su una città che per definizione (o per stereotipo?) deve esser considerata integra, uguale a se stessa, immutata negli anni, immobile nella sua fierezza medievale.
L’esposizione non è avara, sia per il cittadino che per il turista, di sorprese, scoperte, novità. Le maggiori curiosità sono conseguenza del neogotico, movimento artistico e architettonico ottocentesco. Per orgoglio o per spirito purista durante quegli anni a Siena si costruiva, si ristrutturava, si edificava esclusivamente con gli stilemi e le regole architettoniche di mezzo millennio prima. Qualcuno si sorprenderà, ad esempio, nel vedere quel dedalo di viuzze ammassate di casupole che occupavano l’area dove ora largheggia la ‘medievale’ piazza del Monte dei Paschi. La città che qualcuno definì una ‘Regina Gotica’, riscoperta dai fotografi ottocenteschi come tale, non ha vissuto, evidentemente, la sua storia sotto una campana di vetro.
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