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Addio a Sauro Bocchi, amante dell’arte e degli artisti. Laura Cherubini lo ricorda per Exibart

di - 8 Febbraio 2017
Sauro viveva per l’arte e per il mondo dell’arte, ci aveva investito tutto il suo patrimonio, tutto il suo tempo e tutte le sue energie.
Quando io e Barbara Tosi lo conoscemmo aveva una fiammante Ferrari. Veniva da una ricca famiglia modenese ma aveva lasciato tutto, la famiglia e l’azienda, per andare a studiare storia dell’arte al DAMS di Bologna. Poi era venuto a Roma, città che adorava (e che forse era rimasto l’unico ad amare così tanto) e aveva aperto una piccola galleria in un posto bellissimo, a Palazzo Ricci. Per alcuni anni quello spazio, frequentato da critici come Achille Bonito Oliva e artisti come Luigi Ontani, era diventato un appuntamento, con le piccole cene che Sauro cucinava personalmente.
Aveva cercato di fare un discorso più culturale che commerciale, proponendo artisti in cui rintracciava una qualità, ma che non erano abbastanza riconosciuti. Non voleva seguire le mode e sappiamo quanto questo non sia affatto facile. Aveva dato molto spazio ad alcune brave artiste (e sappiamo che anche questo allora non era facile): Cloti Ricciardi ad esempio, e Lisa Montessori, ora giustamente recentemente riscoperta. Gli avevo suggerito io di lavorare con Fabio Mauri, un artista che avevo sempre amato molto e a cui mi legava una grande amicizia: fu così che nacque nel 1991 una splendida mostra, “Due acquerelli” che presentai con Barbara Tosi: un antico e grande pantografo infilzava due acquerelli monocromi neri doppiato da un modellino in miniatura. Il cataloghino era povero (ma bello) perché Sauro non aveva soldi, ma cercava sempre, quando poteva, di fare piccole pubblicazioni.
Aveva continuato per parecchi anni a lavorare con Mauri e lo aveva sostenuto negli anni difficili, e credo che anche uno dei primi zerbini di Fabio sia stato fatto per Sauro. Legato al grande Luciano Pistoi aveva partecipato con l’amica Stefania Miscetti all’avventura di “Bellissima”, la fiera fondata da Luciano a Firenze. Aveva cercato anche di lavorare all’organizzazione di progetti e mostre. Dopo la scomparsa di Gino De Dominicis organizzò un omaggio, che curai io (con l’aiuto di Arianna De Rosa, grande amica di Gino, mia e da quel momento anche di Sauro), all’Istituto Italiano di Cultura a Londra. Abbiamo lavorato insieme qualche volta: ricordo la mostra di opere fatte di stoffe e tessuti nelle ex carceri di Spoleto e soprattutto “Trasparenze”, il progetto sulle energie alternative (prodotto da Fabula in arte) al MACRO Mattatoio di Roma e al MADRE di Napoli con lavori appositamente realizzati di Nari Ward, Ackroyd and Harvey, Georges Adéagbo, Liliana Moro, Bruna Esposito… e il grande capolavoro di Tony Cragg.
Ricordo una bellissima tavola rotonda al tavolo “mediterraneo” di Pistoletto con Michelangelo e l’assessore Croppi. Pur venendo da una famiglia di imprenditori non aveva un piglio manageriale, pur facendo il mercante non aveva forse il bernoccolo degli affari (e tanto meno il pelo sullo stomaco da affarista). Aveva però la fiducia, la stima e l’affetto di attenti e raffinati collezionisti come Rosa e Gilberto Sandretto e Nancy e Giorgio Spanu. Ciao Sauro, da tutti noi.
Laura
In home page: Sauro Bocchi in una foto degli anni ’80

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