Una biennale che, sempre più, è d’arte. Anche se si tratta dell’edizione d’Architettura, diretta da Rem Koolhaas, e che aprirà le sue porte il prossimo 4 giugno.
A schierare altri due artisti, dopo la Svizzera che ha scelto Obrist come curatore, è l’Albania, che vedrà in scena una “doppia personale” di Adrian Paci e Edi Hila, intitolata “Potential Monuments of Unrealised Futures”, a cura di Beyond Entropy Europe (Jonida Turani e Stefano Rabolli Pansera), già ideatori del padiglione dell’Angola alla scorsa Biennale d’Arte, che aveva vinto il Leone d’Oro come miglior presenza nazionale.
Insomma, se le premesse sono buone, chissà che anche stavolta non si preveda un vero successo. Di Paci si vedrà di nuovo The Column, presentato anche nella recente mostra milanese al PAC, mentre di Hila sarà in scena Penthouse, dove inventa una forma di appropriazione dello spazio, focalizzando il proprio sguardo sulle architetture incompiute diffuse nel contesto peri-urbano.
Il Padiglione esplorerà infatti come l’architettura, in Albania, abbia avuto un’urbanizzazione tumultuosa con l’aumento della migrazione dalle campagne alle città iniziata nei primi anni ‘90, dopo il crollo del regime totalitario.
Tirana è infatti una capitale in bilico tra quello che è stato il seme dell’architettura tradizionale, vista come legame per l’unità nazionale, per poi passare all’edilizia sovietica e l’ondata della speculazione contemporanea. Un incrocio, anche in questa occasione, tra le discipline, con Beyond Entropy che porta avanti la sua mission verso un’architettura al di là della retorica della sostenibilità.
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