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Al Museo del Duomo di Firenze, torna la Madonna di Giotto. Il capolavoro leso dalla strage dei Georgofili

di - 12 Febbraio 2018
A 25 anni dalla strage di via dei Georgofili, una buona notizia, perché la Madonna di San Giorgio alla Costa, una magnifica maestà di Giotto, torna visitabile al Museo dell’Opera del Duomo, in prestito temporaneo dal Museo Diocesano di Santo Stefano al Ponte, chiuso al pubblico.
Nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993, in via dei Georgofili, a Firenze, l’esplosione di un’automobile imbottita con 277 chili di esplosivo provocò la morte di cinque persone, i coniugi Fabrizio Nencioni e Angela Fiume, con le loro due figlie, e lo studente Dario Capolicchio. L’attentato, commesso da Cosa Nostra lungo la scia di violenza che insanguinò l’Italia nei primi anni ’90, provocò anche ingenti danni al patrimonio artistico, causando il crollo della Torre dei Pulci, sede dell’Accademia dei Georgofili, e arrivando a coinvolgere anche alcuni ambienti della vicina Galleria degli Uffici e del Corridoio Vasariano. Un quarto delle opere presenti riportò lesioni di varia entità, mentre alcune, come L’Adorazione dei Pastori dell’olandese Gerrit van Honthorst, andarono completamente distrutte.
La tavola di Giotto, uno dei dipinti più emblematici del rinnovamento del linguaggio artistico sul finire del XIII secolo, ha avuto una storia travagliata. L’opera fu manomessa nel primo Settecento, per adattarla agli arredi della chiesa di San Giorgio alla Costa e per lungo tempo fu ritenuta perduta. Poi, negli anni ’30 del 900, l’identificazione e il trasferimento al Museo Diocesano, presso la chiesa di Santo Stefano al Ponte a Firenze, dove venne nuovamente danneggiata dalla strage mafiosa del 1993. Sulla tavola, tra le tempere e gli ori, sono ancora visibili le lesioni causate da una scheggia.
Per rendere fruibile questo capolavoro, assegnato alla prima maturità del grande anticipatore del Rinascimento, l’Arcivescovo cardinale Giuseppe Betori ha chiesto all’Opera di Santa Maria del Fiore la disponibilità a ospitare la tavola nel Museo del Duomo, visitato annualmente da 750mila persone provenienti da tutto il mondo. «Giunta nella raccolta delle opere d’arte che l’Arcidiocesi fiorentina custodisce al fine di meglio curarne la tutela, nei casi in cui le chiese di pertinenza non offrano più garanzie di sicurezza e possano anzi creare condizioni di degrado, la Madonna di Giotto di San Giorgio alla Costa, già offesa dall’attentato di via de’ Georgofili, rischiava di rimanere pressoché inaccessibile, racchiusa in un deposito», ha dichiarato il cardinale Betori, in occasione della presentazione al pubblico. «Per l’Opera di Santa Maria del Fioreaccogliere capolavori come questo significa riconoscere la ragione d’essere della nostra istituzione. Infatti, accanto alla conservazione e valorizzazione dei nostri monumenti siamo chiamati a diffondere la cultura e i valori cristiani rappresentati in queste opere», ha commentato il presidente Luca Bagnoli.
In alto: foto di Antonio Quattrone

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