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Appuntamento video a Verona. Apre oggi “Playtime”, mostra globetrotter dove il reale si mischia all’assurdo, in nove corti tutti italiani

di - 12 Ottobre 2012
L’appuntamento è doppio: “Playtime”, la rassegna video a cura di Cecilia Freschini, curatrice italiana di base a Pechino, inaugura stasera al Centro Audiovisivi del Comune di Verona (fino al 17 novembre) e ritornerà, però, anche alla fiera della città, dal prossimo 18 ottobre, al Padiglione 7, con un doppio allestimento.
Una modalità di guardare all’arte contemporanea sfuggendo alle facili classificazioni dell’ironia e del gioco, ma attraverso nove video di altrettanti artisti italiani che lavorano su un piano poetico che ha a che fare con uno spirito critico ma anche disincantato e ludico.
«In Playtime i toni spesso irrazionali evidenziano la concretezza di un presente incerto e imprevedibile. L’intero progetto è caratterizzato da una sottile venatura ironica e richiama il fascino dell’assurda intelligenza. I video in mostra propongono una riflessione sulla quotidianità in modo intimo e spontaneo» spiega Freschini.
Una modalità per riflettere sulle situazioni e sulla storia del quotidiano, con le produzioni di Arianna Carossa e Ludiko, che mettono in scena il desiderio di omologazione fallimentare di un alieno; Gennaro Cicalese e la sua ricognizione di un territorio virtuale collettivo, fatto di ricevute, scontrini e biglietti timbrati; Girolamo Marri che riflette sulla condizione “privilegiata” dell’Italia attraverso il suo passaporto; Sebastiamo Mortellaro che riflette sui luoghi comuni siciliani adottati spesso dalla stessa popolazione isolana; Sabrina Muzi, che indaga la figura della prostituta come entità decadente ma anche dispensatrice di famigliarità e intimità; Maria Pecchioli che si prende gioco dell’ordinario modello temporale; Natalia Saurin che riscrive la storia di Biancaneve uccidendo un nano, oltrepassando il limite tra melodramma e tragedia e, infine, Debora Vrizzi, che indaga lo spaesamento del pubblico di fronte all’arte contemporanea. Una mostra per riflettere su noi stessi e sulle ossessioni e paure, ricordi e retaggi che affiorano nel quotidiano. Ma non è finita qui: “Playtime” dopo il doppio appuntamento veronese si sposterà in Cina, a Pechino, allo Zajia lab Beijing project space e, in gennaio, a Milano allo spazio [.BOX] Videoart Project di via Tortona.

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