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Con il nuovo Palazzo di Giustizia, Renzo Piano ha firmato un cambiamento epocale per Parigi

di - 3 Luglio 2018
Un cambiamento epocale, per uno dei simboli storici di Parigi e della Francia. Il Palais de Justice cambia sede e, dal Boulevard du Palais, nel cuore della Île de la Cité, si è spostato nel nuovissimo edificio progettato da Renzo Piano, a Batignolles, situato nel XVII arrondissement, decisamente più decentrato a nord-ovest. D’altra parte, è una strategia precisa e lungimirante quella di diffondere le attività e i servizi anche nelle aree periferiche, un modello essenziale, al quale Parigi è particolarmente sensibile, dopo i fatti delle Banlieue.
Addio allora alle antiche pietre, le cui prime fondamenta risalgono al Medioevo, prima di essere ricostruite tra il 1857 e il 1868, dagli architetti Joseph-Louis Duc e Honoré Daumet, vedendo passare re e regicidi. Dal 16 aprile di quest’anno, la giustizia è impartita da un grattacielo di più di 160 metri, 38 piani tutti di luce e vetro, il secondo edificio abitato più alto di Parigi, dopo i 210 metri della Tour Montparnasse. Il nuovo Palais de Justice ha il profilo di una torre a gradoni, poggiata su un basamento di otto piani sovrastato da un parco, con un ingresso veicolato da una piazza di 6mila metri quadrati. Insomma, un edificio imponente ma che, oltre allo stile, esprime anche le indispensabili funzioni dedicate al luogo, con le 90 aule accessibili secondo percorsi diversi, a seconda della carica ricoperta, magistrato, detenuto o auditore. Con un occhio anche alla sostenibilità, visto che il più grande centro giudiziario d’Europa fa largo uso di ventilazione e luce naturali, oltre che di raccolta di acqua piovana, mentre sulle ampie terrazze saranno piantati 500 alberi.
E la struttura, in pochi mesi di vita, è stata già messa alla prova da una situazione di emergenza, quando, la settimana scorsa, un incendio è divampato da una terrazza del 29° piano. «Sono state evacuate circa 600 persone, come previsto dalle norme di sicurezza e tutta l’operazione è stata condotta in un’atmosfera di tranquillità», hanno dichiarato fonti dei Vigili del Fuoco.
Un imprevisto che, però, non è bastato a incrinare la felicità di Renzo Piano.
«Sin da quando si è aperto il cantiere, quasi sette anni fa, mi piaceva venire qui per vedere come cresceva questo strano colosso. Ora che è finito e la gente ha preso ad usarlo, mi sembra quasi che tra il museo del Beaubourg e questo tribunale si reciti un dialogo a distanza: sono due vascelli a loro modo, due elementi che rappresentano il loro tempo. Uno celebra un momento (mezzo secolo fa) di cerniera culturale, l’altro interpreta una nuova maniera di esercitare la giustizia oggi», ha dichiarato Piano al Sole 24 Ore, riferendosi a quando, quarant’anni fa, insieme a Richard Rogers, vinse il concorso per immaginare un nuovo museo di arte contemporanea, che sarebbe poi diventato “il” museo di arte contemporanea, ovvero, il Pompidou.

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