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Si sperava che i visitatori fossero guidati ad una lettura più approfondita e ad una comprensione corretta di questo misterioso dipinto, ma il catalogo della mostra di Milano, e penso anche di Roma, si limita a scrivere le solite ovvietà o ribadire che si tratta di opera assolutamente incomprensibile, impossibile da decifrare mostrando una pigrizia mentale preoccupante.
La maggior parte di noi allora continuerà ad osservare questo dipinto così come si osservano dei normali dipinti, non sospettando che Leonardo non fosse un normale pittore ma un artista-sacerdote e scienziato…e allora neppure le provocazioni di Dan Brown hanno fatto il miracolo?
Indubbiamente questo dipinto ci rivela la vera identità leonardesca ed è più eloquente di tante tesi apocalittiche sul 2012 che in questi giorni proliferano.
In tale opera Leonardo ci mostra le sue due facce o meglio il suo “doppio”: una sorta di dualismo gnostico che egli sa riunificare. Il Battista”, è la prova artistica della ricreazione dell’unità quale verità eterna. Leonardo ha scoperto, grazie al suo intuito, gli strumenti per raggiungere questo traguardo e li ha comunicati ai contemporanei e ai posteri, occultandoli in pochi capolavori che egli stesso fece in modo che parlassero alla nostra interiorità, imprimendoci un messaggio subliminale.
E comprendere questo sarebbe già sufficiente e importante….ma non è tutto.
Nel 1983/84 scrissi già una prima stesura ridotta degli Arcani occultati di Leonardo che venne poi pubblicata integralmente nel 1989/90. In questo libro il Giovanni Battista è l’arcano N° 21, che nelle carte dei Tarocchi dovrebbe rappresentare il Matto.
Il Battista rappresenta il figlio, l'operaio divino, il demiurgo (Platonico), cioè l'uomo perfetto che vive una dimensione diversa, una scelta diversa ma che è lì a ricordare la possibilità di un ritorno all'età della pietra, al buio profondo; il caos può tornare a distruggere la faticosa creazione dell'uomo.
Il San Giovanni Battista rientra comunque nel ciclo di opere dedicate alla passione ed alla redenzione di cui la Divina Commedia Dantesca offrì diversi spunti e motivi ispiratori proprio a Leonardo. E questo dipinto del Battista, Santo che ritroviamo nella Commedia nel penultimo canto del Paradiso, vuole essere un omaggio che Leonardo fa a Dante ed alla sua colossale opera per ringraziarlo di tutti gli insegnamenti che il sommo poeta, attraverso questa, ha saputo offrirgli.
Negli Arcani scrissi che Leonardo volle fare delle previsioni sul futuro dell’uomo e del mondo, anche se non è assolutamente giusto usare il termine futuro, poiché la storia si ripete ciclicamente e l’immagine del S.Giovanni Battista, l’ultima opera di Leonardo, ne è una testimonianza.
In realtà i critici si sono sempre chiesti come mai avesse usato, in questa opera, colori cosi scuri tali da scontornare, con effetti luministici tipici del più tardo Caravaggio, i lineamenti del Battista. La venerazione che Leonardo aveva per il Battista potrebbe essere sottolineata dall’inversione dei ruoli fra Cristo e Giovanni che in alcuni casi egli ha manifestato come nella Vergine delle rocce.
Se noi esaminiamo il S.Giovanni, alla luce delle precedenti letture, possiamo constatare che il Battista costituisce l’ultima pala di un trittico di tre dimensioni, che potremmo definire: il COSMO, il MONDO e l’UOMO.
Il S.Giovanni è l’uomo che vive una dimensione diversa, una scelta diversa: una consapevolezza che trascende il sesso e il corporeo. Un uomo separato dall’età della pietra per impedirne i ritorni. Ma fu proprio quella separazione male intesa, a riaprire le porte alla barbarie.
L’Eden ne fu travolto.
Il S.Gìovanni indica quindi un possibile ritorno all’età della pietra (la pelliccia, il buio profondo); il caos può tornare e distruggere la faticosa creazione dell’uomo.
E l’apparente femminilità del Battista è spiegabile in quanto egli è simbolo dell’unione di uomo e donna, cioè di due complementari, poiché solo facendo di due cose un’unità sì potrà trovare l’entrata del Regno. Oggi grazie alla Divina Commedia ritengo si possa affermare che il San Giovanni, così come la Gioconda (di cui scrissi nel 2006: Gioconda, il volto e l’anima), diventi simbolo della redenzione dell’uomo, del primo uomo Adamo ma anche dell’uomo Dante o dello stesso Leonardo che alla fine della sua vita decide di rappresentare il Battista con in mano una piccola croce, simbolo proprio di redenzione.