In giornata sono stati presentati anche Anime nere, di Francesco Munzi, molto sostenuto dal pubblico, e Takva su pravila (These Are the Rules), di Ognjen Svilicic; Homes di Ramin Bahrami. Il leit-motiv di questo gruppo di film sembra essere come un individuo, un gruppo, una famiglia siano dipendenti e definiti dal loro intorno, e quali siano i loro modi e le loro strategie per ritagliare uno spazio di libertĂ .
99 Homes, di Ramin Bahrami, racconta la crisi dei mutui subprime, con l’intento di spiegare come dagli anni sessanta ad oggi ci sia stata tanta de-regolamentazione, progressiva e lenta, questo processo in definitiva ha portato all’etica del “chi vince ha sempre ragione”. Testimonianza di questo è il fatto che nessuno di coloro che sono stati individuati come responsabili tecnici della bolla speculativa ha mai risarcito nulla in alcun modo alla società civile né è stato chiamato a farlo. Forse, ci dice il regista, il 99 per cento si è stancato di questo atteggiamento e questa è la speranza su cui si fonda l’idea di un futuro migliore.
Per Anime Nere, tratto dal romanzo omonimo dello scrittore e co-sceneggiatore Gioacchino Criaco, quello che più conta per il regista è entrare nel mondo violento con molta compassione ma anche mantenendo molto distacco. La guerra calabrese della famiglia implosa è speculare a quella fra i clan. C’è guerra ovunque e dove c’è conflitto c’è emozione e sintesi. L’intento di Munzi è stato da un lato decostruire l’immaginario del mafioso per come di solito è rappresentato, dall’altro raccontare il cortocircuito di un mondo di credenze arcaico e una fede nella tecnologia altrettanto superstiziosa. L’insieme di questi due fanatismi genera quello che è oggi il mondo della malavita, ma anche la violenza e la sofferenza che sono trasversali, sentite da tutti, di cui il crimine è solo l’espressione culminante e più evidente. (Irene Guida)