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Graffiti, sempre! Dalla Tour Paris 13 ai quattro palazzi di Padova, ecco una nuova “writing action” sui complessi Aler

di - 24 Aprile 2014
La premessa ormai è nota: il colore arricchisce, elimina per quanto possibile le brutture architettoniche e dell’incuria, ridona una prospettiva più serena anche a quelle costruzioni decisamente poco felici di edilizia popolare. L’abbiamo visto, e continuiamo a vederlo con regolarità a Roma e dintorni, dove è fortissima la voglia di riscattare zone e facciate con la bomboletta, e lo si è visto anche in esperimenti temporanei decisamente degni di nota come quello della Tour Paris 13, nella capitale francese ovviamente, lo scorso ottobre. A dir la verità, però, sono anche molte altre le città italiane che hanno abbracciato i graffiti per “riqualificarsi”, e in ultima è arrivata Padova, che fino al prossimo 30 aprile, grazie ai nomi di Joys, Made, Yama, Axe, Orion, Zagor, componenti della crew padovana EAD – Escuela Antigua Disciples – attiva dal 1991 e che si prefigge di sviluppare opere di muralismo urbano, vedrà l’intervento degli artisti sulle pareti esterne di alcuni complessi di edilizia popolare amministrati dall’Ater in tre zone della città: all’Ippodromo, in zona Arcella e Vigonovese.
«Le nostre opere interverranno adattandosi alla conformazione architettonica dell’edificio in modo da creare delle opere che siano allo stesso tempo di grande efficacia visiva che di pubblico interesse. Interventi che avverranno attraverso diverse e complesse fasi di realizzazione e che noi realizzeremo prevalentemente nei weekend, dando così la possibilità anche ai cittadini di poter assistere alla loro evoluzione», spiega la crew padovana, promossa dall’Associazione Jeos, che promuove iniziative e studi sui temi dell’arte contemporanea, sostenendo anche finanziariamente progetti culturali. Stavolta, insomma, l’edizia Aler nelle zone difficili della città veneta non si abbandona, ma anzi trova supporto nel Comune: «I graffiti modificano positivamente l’impatto ambientale e umano in tutte le zone periferiche, troppo spesso dimenticate o abbandonate a sé stesse. Le nostre città, i nostri palazzi, sono spesso grigi, anonimi, spogli, talvolta inseriti in contesti ambientali che avrebbero bisogno di essere riqualificati anche nel segno della bellezza e dell’arte», spiega l’Assessore al Verde e all’Arredo Urbano Andrea Micalizzi. I graffiti sono morti? Viva i graffiti! Mai come ora grande aiuto sociale.

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