Categorie: Mostre

Magali Reus a Milano: Off Script è un contributo alla scultura contemporanea

di - 30 Aprile 2024

Barattoli di marmellate e di conserve e scarti di cavolo rosso: è con questi oggetti familiari e abituali, che costituiscono il nostro mondo, che Magali Reus irretisce magicamente lo sguardo, distinguendosi per un approccio originale alla forma e allo spazio, alla nozione e alla pratica della scultura. Acuta osservatrice del mondo fisico, e già vincitrice del Prix de Rome nel 2015, Reus ha vinto il Premio Arnaldo Pomodoro per la Scultura – istituito di fatto nel 2006, con cadenza biennale, ma che la Fondazione ha voluto fin dalla sua costituzione, nel 1995 – in riconoscimento e a sostegno della sua pratica, che, spiegano «nasce dall’accumulo di oggetti e immagini che costellano la nostra vita quotidiana, fisica e digitale, rielaborati anzitutto attraverso scarti dimensionali e decostruzioni».

La mostra Off Script, curata da Federico Giani, è un’evidente spinta del potenziale dell’oggetto verso nuove direzioni che abbraccia – e al contempo supera – lo sguardo della Pop art e la soluzione del ready made di impronta dadaista: Clementine e KOOL, le due serie di opere esposte, ne sono la prova.

Magali Reus, Off Script. Installation view, Museo del Novecento, Milano, 2024. Ph. Andrea Rossetti. Courtesy the Artist, Fondazione Arnaldo Pomodoro

Leggerissime e belle, anche tattilmente – confida il curatore, ma non si possono toccare – le sculture in resina e alluminio della serie Clementine prendono spunto visivo dai barattoli di marmellata e di conserve della tradizione familiare che Reus ha comprato o ritrovato nel seminterrato dei genitori, ha archiviato e che ora rimette sotto gli occhi, come qualcosa da riguardare. È vero, istintivamente li riconosciamo, ci appartengono e permeano di un tessuto sempre vivo di usi quotidiani (sui barattoli sono riprodotte anche le etichette che provengono da un ricettario della nonna), ma non si tratta di una semplice riproposizione o riproduzione. Reus gioca infatti sulla scala di questi oggetti, li ricostruisce e li modifica stratificando su di essi simboli, significati e storie, al punto che all’osservazione più ravvicinata, che supera l’immediatezza, risultano oggetti apparentemente incomprensibili: perché, per esempio, sul tappo di una Clementine sono raffigurate le fasi lunari e su un altro la mappa del Nord della Francia?

Magali Reus, Off Script. Installation view, Museo del Novecento, Milano, 2024. Ph. Andrea Rossetti. Courtesy the Artist, Fondazione Arnaldo Pomodoro

Potremmo, a ragione, pensare che il meccanismo che sottende queste opere abbia qualcosa a che fare con quello del puzzle pur considerando, fa presente Giani, un’importante avvertenza: «nei puzzle bisogna incastrare tra loro dei pezzi di cartone di piccole dimensioni fino a risalire all’immagine originale, nelle opere non c’è invece alcuna soluzione decisa o imposta a propri o a prescindere anzi, l’artista stessa lascia che l’interpretazione di ogni scultura sia il più libera e aperta possibile». Le fasi lunari, come la mappa del Nord della Francia, fungono dunque da dispositivi visivi che Reus mescola, con raffinata sensibilità per la materialità, la composizione e il colore, per sollecitare lo sguardo e la comprensione scatenando di fatto un’attenzione sulla realtà circostante.

Magali Reus, Off Script. Installation view, Museo del Novecento, Milano, 2024. Ph. Andrea Rossetti. Courtesy the Artist, Fondazione Arnaldo Pomodoro

Affonda le sue radici nella realtà anche la serie di wall painting KOOL, che è il risultato di una ricerca che Magali Reus porta avanti da quando, tre anni fa, si accorse dell’esistenza di un rapporto visivo e calligrafico tra gli scarti di cavolo rosso – di cui è «gran consumatrice» ha confidato il curatore ricordando l’aneddoto della fortuita e giocosa osservazione – e le lettere dell’alfabeto latino. In occasione della mostra il font KOOL, che è stato messo a punto definitivamente e reso disponibile, gratuitamente, per chiunque voglia installarlo sul proprio computer, sarà anche presentato nella forma di un libro d’artista, che ricalca in maniera originale un type specimen book realizzato da Reus in collaborazione con Lenz Press.

Magali Reus, Off Script. Installation view, Museo del Novecento, Milano, 2024. Ph. Andrea Rossetti. Courtesy the Artist, Fondazione Arnaldo Pomodoro

L’originale alfabeto, come i grandi barattoli, sono frutto di un procedimento che, poeticamente, avvicina Magali Reus al viaggiatore di Proust: come lui dal finestrino del treno raccoglieva impressioni, così lei osserva ciò che le sta intorno, lo cattura e lo conserva per farne il protagonista di un mondo estremamente vicino all’abitare umano, complici molti di quei meccanismi di marketing e comunicazione che caratterizzano prodotti industriali di un alone tradizionale e domestico che contribuisce, a tutti gli effetti, alla sua personalizzazione – chi di noi non conserva un bicchiere Nutella o un barattolo di butter coockies come porta cose? C’è un continuo gioco tra scala di produzione e reference dell’oggetto che vive di una sensibilità pop che Magali ha saputo accogliere, con intelligenza, e mediare con lo spirito dada. Gli uomini del resto usano una molteplicità di altre cose del mondo per significare se stessi, la società, il cosmo e tali cose sono soprattutto oggetti che fungono da mezzi di significazione, segni sparsi, fortemente significativi e significanti.

Magali Reus, Off Script. Installation view, Museo del Novecento, Milano, 2024. Ph. Andrea Rossetti. Courtesy the Artist, Fondazione Arnaldo Pomodoro

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