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I segni di una laica spiritualità. David Tremlett al Monastero di San Maurizio nelle Langhe

di - 1 Giugno 2019
Nelle Langhe, a Santo Stefano Belbo, patrimonio UNESCO, David Tremlett ha lasciato il suo segno all’interno della cappella di San Maurizio, in un gioiello architettonico del XVII secolo della proprietà Gallo, incastonato nell incantevole Relais Chateuax, per celebrare i 400 anni della fondazione dell’omonimo monastero (1619-2019).
L’artista britannico e nomade, innamorato dell’Italia, dei suoi colori e dei suoi paesaggi, oltre che cittadino onorario del comune di La Morra (CN), è noto per wall drawing a pastello su muro, realizzati per spazi pubblici e privati in giro per il mondo e, nelle Langhe, ha dato forma al dialogo tra architettura, territorio e paesaggio, attraverso colori decisi e vibranti. Wall drawing in pastel for open space San Maurizio, è il didascalico titolo dell’opera, frutto della collaborazione tra Relais San Maurizio di Pier Domenico Gallo, noto imprenditore finanziario e mecenate, e la galleria Noire Gallery di Torino. Si tratta del terzo intervento permanente firmato dall’artista nato nel 1945, dopo la Cappella del Barolo (1999) e, a Coazzolo, la Chiesetta delle tre vigne (2017).
I colori scelti da Tremlett sono intensi e definiscono nuove profondità spaziali, connettono la parte della volta della cappella del monastero San Maurizio con l’area sottostante, s’ispirano agli affreschi di Giotto, Piero della Francesca, Mantegna. I suoi pastelli strofinati a muro tracciano un segno permanente nell’architettura, con l’obiettivo di ristabilire, seppure metaforicamente, un dialogo tra arte e paesaggio. L’intervento trasforma la cappella del monastero cistercense, prima white space, nel luogo di relazione tra luce, forma e colore, in cui i segni verticali di Tremlett, rigorosamente minimalisti, disegnano profondità spaziali altrimenti impercettibili, mettendo in evidenza la bellezza del paesaggio.
A vent’anni dagli affreschi realizzati insieme a Sol Lewitt nella cappella della famiglia di produttori vinicoli Ceretto e La Morra, a due anni dall’intervento alla chiesetta della Beata Maria Vergine del Carmine di Coazzolo, Tremlett, con i suoi colori accesi, le gradazioni di viola e bordeaux, le diverse tonalità di marroni, gli inserti di bande nere, le sfumature di giallo, grigio e bianco, ha trasformato il complesso cistercense del XVII secolo in un luogo estetico, dove le tracce del suo intervento, visibili simultaneamente, aprono allo spettatore una percezione fisica ed emotiva dell’opera, come parte integrante del territorio, quale segno di un processo creativo animato da un’energia vitalista che trasuda di laica spiritualità.
Il monastero, come opera in mostra, sposta l’attenzione dall’opera in situ al contesto, quale contenitore di altri segni sottesi di scambio e relazione. Il condizionamento ambientale e architettonico è un aspetto fondamentale del lavoro di Tremlett e agisce direttamente sulle modalità di ricezione e fruizione delle opere, trasformando le caratteristiche fisiche, architettoniche e decorative degli ambienti in protagonisti dell’intervento, in cui azione e luogo coincidono.
Nel lavoro di Tremlett, le relazioni segnico/contestuali che si dispiegano in uno spazio pubblico o privato restituiscono valore e identità al luogo prescelto, aprendo lo sguardo a nuove visioni. E quando il colore e la forma narrano e rammendano il rapporto tra l’uomo e la natura, come paesaggio estetico, l’opera d’arte agisce sul pensiero. (Jacqueline Ceresoli)
In alto: David Tremlett, Wall Drawing, Cappella Relais San Maurizio. Photo Credits Luisa Porta

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