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Il sacro contemporaneo. Si chiude a Padula il Percorso dell’anima tra le Certose della Campania

di - 1 Agosto 2017
Alla Certosa di San Lorenzo, a Padula, l’ultima tappa del “Cammino delle certose. I percorsi dell’anima”, il progetto realizzato dalla Regione Campania, con la collaborazione scientifica del Polo museale della Campania e la collaborazione tecnica della Scabec Spa, che ha avuto il merito di istituire un rapporto tra la storia e il contemporaneo, tra arte e senso del sacro, come sottolineato da Anna Imponente, direttrice del Polo. L’architettura delle certose ha sempre retto questo rapporto, incarnando l’utopia medievale di creare, in Terra, una struttura che potesse rappresentare un mondo sfuggente alla realtà, lasciando ampi spazi per la meditazione, la preghiera e il lavoro, luoghi poi reinterpretati dagli artisti.
Il progetto è iniziato il 14 luglio, proprio dal Comune in provincia di Salerno, con una performance di Vanessa Beecroft. Quindi è proseguito alla Certosa di San Martino, a Napoli, dove, ispirandosi alla scena di trionfo di Giuditta, si è creato un dialogo tra opere antiche e contemporanee legate alla violenza e al simbolo del taglio. Seguendo la scala claustrale e gli esercizi spirituali certosini, alla Certosa di San Giacomo, a Capri, si è approfondito il tema religioso, per poi ritornare alla Certosa di San Lorenzo, a Padula, dove l’attenzione si è spostata sulla meditazione e la contemplazione, argomenti legati al silenzio e a una diversa visione della realtà. La mostra apre con un’opera di Giovanni Anselmo, padre dell’Arte Povera, che con la scritta “Particolare” riflessa sugli ospiti invita a concentrarsi sui dettagli o su se stessi. In seguito, le sale allargano la loro visuale sugli altri principi fondamentali dei certosini. Si approfondisce così il tema del cammino, trattato da Lucilla Catania che lascia ruderi che prendono forma a seconda dello spazio, una traccia di un’architettura scomparsa come un percorso alternativo, svolto e dissolto, che decresce. Si prosegue quindi sulla questione della luce, argomento sviluppato in diverso modo da più artisti, tra cui Sandro Sanna che usa geometrie e spazialità tra decostruttivismo e astrattismo, inscenando commoventi orizzonti, come in Amare, opera del 2015, omaggio ai migranti vittime del mare, che fonda la sua percezione sulla mobilità e mutevolezza delle immagini attraverso un semplice spostamento del punto di osservazione. La luce viene trattata anche dagli spazi cosmici di Michele De Luca e dalle trasparenze di Salvatore Emblema. Importante è il lavoro di Maria Dompè che rimarrà permanentemente in Certosa. L’opera, un giardino in trasformazione, ha una doppia visione, si colloca a metà tra l’effimero e la permanenza. L’invito alla meditazione coinvolge tutti i sensi, portando a una profonda commozione. Per concludere il percorso è stato rimesso in funzione uno degli orti dei semplici, proprio per riportare alla memoria il connubio tra natura e storia.
Ospite della rassegna, il compositore tedesco Markus Stockhausen, tra i più noti esponenti di musica sperimentale, che in occasione dell’apertura della mostra a Padula ha presentato Beetween earth and sky, matter and spirit, un lavoro che si estende tra la spazialità del suono e quella dell’immaginazione. Una musica che egli stesso definisce intuitiva, che si sviluppa sul momento, sul luogo, sui presenti e sull’atmosfera, una creazione cominciata negli anni ‘60 dal padre, il grande Karlheinz, e continuata nei suoi 40 anni di carriera. (Michela Sellitto)
In home: Lucilla Catania, Terracotte

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