Quella mostra non s’ha da fare. Tutti d’accordo, pare, alla
Biennale, dal direttore Daniel Birnbaum al presidente Paolo Baratta. Si avvicina il debutto della Biennale, e immancabili iniziano naturalmente anche le polemiche. Oggetto stavolta la mostra
100 Sexes d’Artistes, una serie di disegni che rappresentano “sessi di artisti”. Con i quali l’autore
Jacques Charlier propone in maniera caricaturale il ritratto immaginario degli “organi di riproduzione” degli artisti che a suo avviso, a partire da
Marcel Duchamp, hanno segnato l’arte del XX secolo. Il Ministère de la Culture et de l’Audiovisuel de la Communauté francophone del Belgio accoglie con favore l’idea di esporre 100 di questi disegni in forma di cartelloni nello spazio pubblico di Venezia, a cura di Enrico Lunghi. Ma cominciano i problemi: Birnbaum nega l’inserimento tra gli eventi collaterali, sostenendo che “
sarebbe stato il presidente Paolo Baratta ad opporsi al progetto che, a suo parere, rischiava di offendere gli artisti in questione”. Baratta comunica che “
la valutazione dei progetti spetta esclusivamente dal direttore”. Censura, in altre parole. Anche il Comune nega gli spazi per le affissioni, sostenendo che “
alcuni cartelloni potrebbero offendere il comune senso del pudore” (sic!). E artista e curatore ora si domandano: dove comincia e dove finisce questo famoso “senso comune del pudore”? La mostra alla fine si farà, dal 3 al 7 giugno 2009, su una barca ormeggiata sulla Riva dei Sette Martiri, a Venezia, vicino ai Giardini. E intanto sette città europee hanno chiesto di ospitarla. Ma anche noi domandiamo: ma cos’è questo senso comune del pudore? Dopo gli organi sessuali visti in mille salse in tutte le biennali – si pensi alle patonze multietniche di
Oliviero Toscani, nel 1993 – non sarà mica che a offendere sono solo i c… degli artisti?
[exibart]