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L’inchino del comandante Schettino affonda anche il Campidoglio. Il nuovo blitz di Iginio De Luca, pensando a Roma che perde la rotta

di - 29 Luglio 2014
Si inchinava la Concordia, nell’inverno del 2012, e rimaneva a 80 gradi sospesa in acqua all’isola del Giglio per quasi mille giorni.
E si inchina un’intera comunità di fronte alla casa del boss del paese in Calabria, così come – secondo la visione di Iginio De Luca – si inchina a una superficiale e maldestra gestione della Capitale il sindaco Ignazio Marino.
Ecco il tema del nuovo blitz dell’artista, Inchino, ieri sera in azione in Piazzale Aldo Moro, al Ministero della Marina, al MACRO di piazza Giustiniani, in piazza del Campidoglio, Auditorium, MAXXI, al Ministero di Grazia e Giustizia, al San Camillo e al Tribunale, alle Caserme di viale Giulio Cesare, al MAAM via Prenestina, e alla Casa della Memoria.
Un’immagine frontale, del Marco Aurelio a prua che traina il palazzo del Campidoglio, a dimostrare il corto circuito geografico e il gemellaggio catastrofico di due realtà, quella romana e quella toscana.
“L’inchino diventa declino, smarrimento di rotta e di centralità, segno di precarietà e vertigine. L’inclinazione si allaga di contenuti, diventa metafora di una devastazione morale e fisica che stanno vivendo Roma e i suoi cittadini. Responsabile di questo inchino fallato è Ignazio Marino, sindaco disinvolto fintamente ecologico e per niente alternativo, che passa in bicicletta, sorride e sorvola sulle cose e sulle persone”, scrive nella rivendicazione del gesto l’artista.
Ancora una volta dalla città “caput mundi” il grido è per la mancanza di politiche culturali, per la sporcizia, l’abbrutimento civile, per la festa dell’Unità al posto della casa jazz, nella mancanza di attenzione al MACRO e a tutta l’arte contemporanea: “E se rimettessimo in asse anche Marino e, cordialmente scortato da otto rimorchiatori, lo riaccompagnassimo a Genova (sua città natale) per essere definitivamente smantellato?”.
Provocazione o lucida “presa visione”? Intanto a Roma un nuovo assessore alla Cultura c’è, come ben sappiamo. Bisognerà solo stare a vedere se si continueranno a raccogliere i frutti dell’inchino perenne. O se si cambierà rotta.

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