Nuova sede per la storica galleria La Bertesca – Masnata di Genova. Inaugura lo spazio la personale di Chiara Scarfò, Self Shots, diciotto autoscatti digitali, opere uniche, con un accompagnamento acustico. Pubblicato per l’occasione –edizioni Masnata- un libro con riproduzioni a colori, in edizione limitata di cinquecento copie.
Fino al 24 novembre le Procuratie Vecchie di Piazza San Marco accolgono la più importante esposizione di Robert Indiana ospitata…
Alex Da Corte torna a Milano con una nuova irriverente rassegna di opere, tra dipinti, sculture e installazioni. È la…
A quasi un mese dalla morte di Massimo Uberti, il fondatore di Casa Sponge Giovanni Gaggia lo omaggia con un…
Fino al primo giugno, Ersilia. Praticare l’altrove è il racconto corale al MACTE Termoli che reinterpreta la città tra folklore,…
Il sodalizio con l’Esposizione Internazionale d’Arte si riconferma anche in occasione della 60. edizione arricchendosi di una illy Art Collection…
Lino Musella lega tre brevi pièce del grande drammaturgo Harold Pinter sul filo della potenza della parola, tra questioni razziali…
Visualizza commenti
ci sarò senz'altro. ma la gente si chiede: la faranno uscire per partecipare all'evento? e quand'anche: è stato disposto un servizio di infermeria di pronto intervento? sono mesi che è isolata, nuda, denutrita. la sua carnagione sta virando al verde: i tessuti epidermici appaiono sempre più stanchi, cedevoli. lo sguardo è assente: come di chi è stato gettato su un'isola deserta da un furioso fortunale e da anni si ciba di radici e ricci marini. lontano dagli affetti, dimentica forse pure della sua identità. unico accessorio la macchinetta fotografica: scatta a ripetizione se stessa per vedere se, guardandosi, riesce a ricordare qualcosa. ma niente le rammentano quelle immagini se non la sua tragica solitudine, il suo forzato solipsismo. ora io e tad ci chiediamo: sarà davvero il caso di farla uscire? di ripescarla dall'oblio? quali sarebbero le conseguenze sulla sua salute?
l'arte quando è arte ci pone sempre interrogativi terribilmente ultimativi. ma la vita è un bene primario: lo dice il papa e lo dice la sgrena. fate qualcosa. salvatela.
ci sarò senz'altro. ma la gente si chiede: la faranno uscire per partecipare all'evento? e quand'anche: è stato disposto un servizio di infermeria di pronto intervento? sono mesi che è isolata, nuda, denutrita. la sua carnagione sta virando al verde: i tessuti epidermici appaiono sempre più stanchi, cedevoli. lo sguardo è assente: come di chi è stato gettato su un'isola deserta da un furioso fortunale e da anni si ciba di radici e ricci marini. lontano dagli affetti, dimentica forse pure della sua identità . unico accessorio la macchinetta fotografica: scatta a ripetizione se stessa per vedere se, guardandosi, riesce a ricordare qualcosa. ma niente le rammentano quelle immagini se non la sua tragica solitudine, il suo forzato solipsismo. ora io e tad ci chiediamo: sarà davvero il caso di farla uscire? di ripescarla dall'oblio? quali sarebbero le conseguenze sulla sua salute?
l'arte quando è arte ci pone sempre interrogativi terribilmente ultimativi. ma la vita è un bene primario: lo dice il papa e lo dice la sgrena. fate qualcosa. salvatela.
hanno adombrato che sia rifatta. com'è possibile: è tutta talmente vera. nei dettagli più intimi: ed è lì che si annida l'Intuizione. Mostrare il corpo, senza pudori, nella aura asensuale della domestica quotidianità, con tutto il suo profondo e visibile, a volte sgradevole senso di caducità. un corpo però, che si consuma, si logora, si sciupa. il dilemma si insinua nella nostra mente di fruitori: vederla deperire come un'opera degna della più macabra dead-body-art o salvarla come essere umano, come creatura di Dio?
quale pulsione etica dovrà alfine prevalere?
la storia dell'arte non è nuova a tali casi di spinosa inquietudine morale. non morivano forse i cavalli durante le riprese di Ombre Rosse?
io e tad, su tutto ciò da mesi ci interroghiamo. e da mesi non troviamo certe risposte. solo un sentimento: di viva gratitudine verso una persona che ci ha richiamato all'essenza dell' immortale e incomponibile dualismo di Vita e Arte.
non le passa più il sangue, da quella gamba piegata: tad è preoccupato del quadro clinico, ma si disinteressa dei contraccolpi psicologici della paziente, che alla lunga potrebbero rivelarsi difficilmente recuperabili. e tad è sempre più nervoso. sostiene tad che non si può fare tutto questo per emergere dall'anonimato. ma io non sono d'accordo: perché, in effetti, l'unica cosa che fa è registrare il suo far niente. tad: è un'operazione innocua, di quelle che non fanno pensare. chissà che, così, il supplizio non le sia più sopportabile.
ma che è successo all'inaugurazione?