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Osservatorio Prada, sulla fotografia contemporanea. In Galleria Vittorio Emanuele a Milano la Fondazione apre un nuovo spazio

di - 18 Novembre 2016
Aprirà il prossimo 21 dicembre, ai piani alti (quinto e sesto) della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano, proprio sopra l’ottagono centrale, il nuovo spazio di Fondazione Prada dedicato alla fotografia. Si chiamerà “Osservatorio” e, si promette, “Sarà un luogo di esplorazione e indagine delle tendenze e delle espressioni della fotografia contemporanea, della costante evoluzione del medium e delle sue connessioni con altre discipline e realtà creative”.
Una serie di nuove ipotesi, dunque, per relazionarsi con il presente, con uno dei medium che hanno reinventato la storia dell’arte dell’ultimo secolo e mezzo, e anche il suo mercato, nonché la società in cui oggi viviamo, non a caso ribattezzata in tempi ancora non sospetti proprio “La società delle immagini”.
Sotto la cupola in vetro e ferro che copre la Galleria, realizzata da Giuseppe Mengoni tra il 1865 e il 1867, ci saranno insomma qualcosa come 800 metri quadrati di spazio espositivo, su due livelli, che inizierà con la collettiva “Give Me Yesterday”, a cura di Francesco Zanot, e con i lavori di 14 autori italiani e internazionali (Melanie Bonajo, Kenta Cobayashi, Tomé Duarte, Irene Fenara, Lebohang Kganye, Vendula Knopova, Leigh Ledare, Wen Ling, Ryan McGinley, Izumi Miyazaki, Joanna Piotrowska, Greg Reynolds, Antonio Rovaldi (foto in home page), Maurice van Es), per esplorare l’uso della fotografia come diario personale, restando cronologicamente negli ultimi 15 anni.
“Consapevoli delle ricerche di autori come Nan Goldin e Larry Clark negli Stati Uniti o Richard Billingham e Wolfgang Tillmans in Europa, i fotografi presentati in “Give Me Yesterday” sostituiscono l’immediatezza e la spontaneità dello stile documentario con un controllo estremo dello sguardo di chi osserva ed è osservato. Creano così un nuovo diario nel quale si confonde la fotografia istantanea con quella allestita, si imita la catalogazione ripetitiva del web e si usa la componente performativa delle immagini per affermare un’identità individuale o collettiva”, è la prefazione a quello che scopriremo tra un mese esatto. E forse anche una dichiarazione di intenti su quello che – siamo sicuri – diverrà un avamposto della Fondazione forse ancora più celebre degli spazi di Largo Isarco.
Sopra: Izumi Miyazaki, Hair cut, 2016 © Izumi Miyazaki

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