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Roberto Paci Dalò, e i suoi “Fronti” milanesi. Dalla Triennale a Marsèlleria, stasera si racconta, e ascolta, “1915 The Armenian Files”

di - 28 Aprile 2016
Fino al 1 maggio, al Teatro dell’Arte di Milano, avrete l’occasione di assistere a Fronti, l’ultima opera di Roberto Paci Dalò, artista, compositore e musicista, realizzata a partire dalle immagini girate sul fronte durante il primo conflitto mondiale, principio di un’era bellica che si è conclusa solo trent’anni più tardi.
Un’opera d’arte visiva e sonora multimediale, con materiale video inedito e l’utilizzo di canti alpini decostruiti e ricomposti con l’apporto della musica elettronica, ai quali si aggiunge l’inusuale impiego di strumenti acustici, live electronics, synth modulare e sampler, grazie ai quali l’ambiente sonoro creato da Paci Dalò si fa ancora più coinvolgente, fino a formare una vera e propria drammaturgia acustica.
Stasera, però, avrete un’altra occasione per incontrare l’artista: dalle 17, infatti, nel nuovo spazio di Marséll, in via privata Rezia, Paci Dalò racconterà 1915 The Armenian Files, progetto sul dramma del genocidio Armeno, in un album pubblicato da Marsèll records insieme a Giardini Pensili, Arthub (Shanghai-Hong Kong) e all’Ambasciata della Repubblica d’Armenia in Italia.
Un ensamble creativo articolato che comprende, oltre all’album, un film, una mostra, un’opera radiofonica e un concerto multimediale e che mette il dito nella piaga del massacro di un milione e mezzo di cittadini armeni trucidati dal governo ottomano in quello che si ricorda come il primo genocidio della storia, non ancora riconosciuto dal governo turco. Un omaggio anche alla figura del giovane poeta Daniel Varoujan, torturato e ucciso a 31 anni nell’agosto del 1915 da un gruppo di ufficiali e “poliziotti” turchi, del quale Paci Dalò prende i testi mixandoli con elettronica, voci, strumenti acustici, ritmi e trame sonore raccolte da una serie di materiali d’archivio. E di suggestioni. Per non dimenticare a cent’anni di storia.

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