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Sarnano, dove il tempo è quello dell’alchimia. Una nuova mostra a Spazio Lavì, dove arriva Walter Cascio

di - 16 Aprile 2014
Il prossimo appuntamento sarà con “Ltz”, di Walter Cascio. È una realtà decisamente defilata, e decisamente domestica, quella di Spazio Lavì!, a Sarnano, in provincia di Macerata, dove nel 2012 l’associazione omonima ha deciso di “promuove la conoscenza dell’arte contemporanea come forma per la comprensione della società multiculturale”. Sarnano è un centro storico di poche migliaia di abitanti, rimasto quasi fermo nel tempo e arroccato ai suoi 539 metri di altitudine, nell’area del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. In questa manciata di mesi si sono alternate alla vista del pubblico pratiche e tecniche, dal fumetto alla fotografia, dal disegno al video, in una dimensione che continua ad avere un che di pionieristico, compreso nelle date dei suoi appuntamenti: la sede espositiva è infatti aperta in luglio-agosto, dicembre-gennaio, durante le festività pasquali, mentre negli altri periodi dell’anno solo su appuntamento. Ed è in occasione della Pasqua di quest’anno (opening venerdì 18) che arriva Cascio, a cura di Umberto Zampini. Nemmeno dieci giorni di mostra, per una serie di opere “che narrano se stesse e non sono piegate dalla necessità di raffigurare qualcosa al di fuori del proprio esistere; non sono rappresentazioni di altre esistenze, ma realtà altre, scaturiscono dal pensiero e dalla tana misteriosa dei nostri archetipi”, si legge nella presentazione della mostra.
Un incontro tra pittura e scultura, dove i pigmenti e l’argilla sono i materiali primari per le forme che vengono create, in un universo che appare alchemico e dove ciò che nasce è il frutto dell’interazione di fuoco, aria, acqua e terra, i quattro elementi nati dal caos primordiale e costitutivi dell’universo. Strano limbo produttivo, all’epoca della globalizzazione e della mediazione tecnologica, ma che ripercorre anche un percorso “a ritroso” nella vera natura dell’arte come creazione. E un altro modo per avvicinarsi a una dimensione che spesso si è obliata, come quella che può essere una visita nel tempo, di un progetto al limite del visionario.

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